meditazioni

Mare grosso: come attraversare le tempeste della vita

Dodicesima domenica del T.O. B

23 giugno 2024

Gb 38,1.8-11   Sal 106   2Cor 5,14-17   Mc 4,35-41

«Ma proprio a causa di questo viaggio
noi incontriamo le sofferenze
dovute a sconvolgimenti e a tempeste;
è quindi necessario che siamo almeno nella barca.
Poiché se nella barca corriamo pericoli,
fuori della barca andiamo incontro a una morte sicura».
Sant’Agostino, Discorso 75,2.2

Il mare

Siamo eroi e avventurieri che come Ulisse decidono per qualche motivo di lasciare la stabilità della loro isola e di affrontare il mare. Il mare però, si sa, riserva scoperte e orizzonti, ma anche tempeste e naufragi. È la vita e va affrontata.

Siamo anche Telemaco che aspetta il ritorno del padre, sperando che il mare gli restituisca prima o poi quello che è andato perso. Qualunque sia il nostro atteggiamento, da sempre il mare è l’immagine della vita con le sue inquietudini e le sue paure.

Nel Vangelo, come nel testo di Marco cha ascoltiamo in questa domenica, Gesù invita continuamente i discepoli a passare all’altra riva, come se non si potesse stare fermi, la vita va attraversata, vissuta, anche davanti a quello che ci spaventa.

Dio è più grande

Il mare ci appare immenso e talvolta minaccioso e superbo, ma Dio è più grande. Quando Giobbe contesta a Dio il disordine del mondo e il caos nella sua stessa vita, Dio gli risponde, ricordandogli che Egli ha messo un limite al mare. È vero, la vita ci fa paura, proprio come le onde che a volte rischiano di travolgerci, ma Dio è più grande del mare. Ecco perché nella tempesta, come accade ai discepoli nel Vangelo, scopriamo la grandezza di Dio e ci meravigliamo davanti alla sua opera. Dio rende nuove tutte le cose, anche le tempeste! (cf 2Cor 5,17).

Così com’è

Quando attraversiamo la vita, vorremo avere con noi il Signore a modo nostro, vorremmo che intervenisse e fosse presente come a noi sembra più opportuno. E invece dobbiamo prendere Gesù nella nostra barca così com’è, non come vorremmo. I discepoli prendono Gesù così com’è alla fine di una lunga giornata di predicazione. Molto probabilmente prendono Gesù con la sua stanchezza, forse è semplicemente sfinito dopo una giornata in cui ha parlato, guarito le malattie, consolato e ascoltato le preoccupazioni della gente. Gesù è stanco e non si vergogna di far vedere la sua stanchezza. Non ha bisogno di nascondersi dietro la maschera dell’efficienza.

La tempesta

Proprio come accade nella vita, a un certo punto arriva la tempesta. Il vento ci impedisce di tenere la rotta. La nostra vita vacilla. Dove ci porterà la corrente? Nella barca comincia a entrare acqua. Le onde minacciano la nostra vita. Ci spaventiamo, abbiamo paura di morire, facciamo fatica ad andare avanti.

Ma quello che più ci stupisce e ci fa rabbia è il silenzio di Dio. Gesù dorme, come se non avvertisse il pericolo, ma soprattutto come se fosse indifferente al nostro destino. Sono i momenti nei quali non riusciamo a comprendere perché Dio non intervenga, eppure stiamo gridando, pregando, stiamo implorando il suo aiuto. Ma forse il sonno di Gesù è l’immagine dell’uomo che si fida e che dorme nelle braccia del Padre. Non ha bisogno di agitarsi. Siamo noi che, nella paura, temiamo il peggio.

Riscoprire Gesù

I discepoli svegliano Gesù in modo irruento, chiamandolo ‘maestro’. Non gli danno più il titolo di ‘Signore’. Lo hanno declassato. È diventato un uomo come loro, semplicemente più saggio e preparato. Non riconoscono più la sua divinità. Sono delusi. Ma proprio questa delusione diventa l’occasione per ricominciare a credere. Gesù agisce e rimette ordine nel caos della nostra vita, proprio come Dio aveva fatto nella vita di Giobbe. È l’occasione per tornare a chiedersi chi è Gesù e soprattutto chi è Gesù per me. Le tempeste sono le occasioni della vita per renderci conto che forse non abbiamo mai creduto veramente in lui.

  • Come vorrei che Dio fosse presente nella mia vita e come lo è realmente?
  • Come affronto le tempeste della vita?

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