meditazioni

Un momento fa era qui! La vita che non trovo più

Tredicesima domenica del T.O. B

30 giugno 2024

Sap 1,13-15; 2,23-24   Sal 29   2Cor 8,7.9.13-15   Mc 5,21-43

«Era vero: quelli spingono, questa invece lo ha solo toccato.
Molti dunque opprimono molestamente il corpo di Cristo,
solo pochi lo toccano salutarmente».
Sant’Agostino, Discorso 77, 4.6

Desiderio di vita

Davanti ai momenti faticosi della vita, possiamo essere portati ad addormentarci per non dover affrontare quello che ci sta davanti; a volte sono le persone che, con i loro comportamenti pesanti o insensibili e inopportuni, ci spingono a perdere fiducia nella vita; a volte sono le cose che accadono che ci piombano addosso con il loro peso e bloccano il nostro cammino.

C’è però dentro di noi un desiderio di vita che non può scomparire e che costituisce quella forza silenziosa e discreta a cui possiamo attingere: «Dio ha creato tutte le cose perché esistano» (Sap 1,14).

Lottare con la morte

Anche Gesù e i discepoli attraversano la vita, passano all’altra riva e si scontrano con le tracce di morte e con la paura di affrontare le difficoltà e gli ostacoli. Il testo del Vangelo di Marco mette insieme infatti la storia di due donne, accomunate dal numero dodici, un numero che indica un’intera tappa della vita: una fanciulla che ha dodici anni e una donna che da dodici anni perde sangue. Due figure che forse vogliono indicare l’intera vita di una persona, dall’adolescenza all’età adulta, come per dire che la paura e la fatica di vivere incombono in ogni momento della vita.

Riprendersi la vita

C’è una donna, dunque, che sta morendo, perché la vita passa senza che lei riesca a fermarla. Il sangue scorre inesorabilmente, rendendola, tra l’altro, anche impura. È costretta a tenersi a distanza, è isolata perché potrebbe contaminare gli altri e impedire loro di celebrare il culto.

Coloro che avrebbero dovuto aiutarla, cioè i medici, hanno invece peggiorato la situazione: le hanno prescritto ricette, pretendendo di dirle che cosa avrebbe dovuto fare. A volte la vita la perdiamo proprio perché accettiamo passivamente che altri decidano per noi. Questa donna non solo non è guarita, ma, a causa di questi medici, di coloro cioè che vogliono dirle cosa deve fare e come deve vivere, ha speso tutti i suoi averi, cioè ha perso se stessa.

Non a caso, questa donna comincia a guarire quando strappa la ricetta che gli altri le hanno prescritto e decide di fare quello che il cuore le suggerisce: tocca Gesù, crede nella vita. Tanti infatti, dice il Vangelo di Marco, si stringevano intorno a Gesù, ma solo questa donna lo tocca con fede. Convinta di non aver diritto a nulla, perché questo le avevano fatto credere, questa donna pensava di rimanere nell’anonimato, voleva accontentarsi solo delle briciole. E invece Gesù fa venire fuori la sua fede. È un esempio per tutti noi che a volte ci rassegniamo davanti alle nostre situazioni di morte.

Non rinunciare a sperare

Intanto però c’è anche una ragazzina che ha rinunciato a vivere. Il padre, da vero adulto, non rimane in casa a lamentarsi per il sonno della figlia, ma esce e cerca aiuto. È un padre che sa aspettare, nonostante il suo ruolo, si mette in fila, aspetta i tempi di Gesù. Qualcuno però arriva per dirgli che è inutile sperare: sua figlia è morta, non c’è più niente da fare. Anche noi a volte ci ritroviamo davanti a situazione che sembrano definitive. Sperare ancora sembra inutile, illusorio. Eppure, se siamo con Gesù, la speranza non può mai venire meno.

La paura di non farcela

Gesù si ritrova davanti a questa ragazza che sembra morta. Si è spenta, come tanti adolescenti che rinunciano a vivere, si addormentano perché hanno paura di affrontare la vita. Questa ragazzina, scoraggiata e delusa, somiglia però anche a quell’adolescente che abita in ciascuno di noi. Anche noi a volte abbiamo paura di non farcela, ci addormentiamo sperando invano che le cose prima o poi cambieranno.

Gesù si avvicina a questa ragazzina e le prende la mano: se fosse davvero morta, si contaminerebbe, ma Gesù non ha paura di entrare nelle nostre situazioni di morte, non ha paura di contaminarsi. Si è lasciato toccare dall’emorroissa, tocca questa fanciulla. Dio non rimane lontano dalla nostra disperazione. È la vita che ha sconfitto la morte.

Le risorse per vivere

Gesù è l’adulto che incoraggia. Dice a questa ragazzina di rimettersi in piedi, di risorgere. Aveva infatti dodici anni, dice il Vangelo di Marco, come per dire che non può non camminare, ha le risorse per farlo. Forse si è addormentata perché non ha trovato qualcuno che la incoraggiasse e che credesse in lei. Gesù infatti dice ai genitori di darle da mangiare: abbiamo bisogno di qualcuno che ci nutra per rimetterci in piedi e trovare la forza di andare avanti. Gesù richiama i genitori, e quindi la comunità, perché si chiedano se fino a quel momento hanno davvero provveduto alla vita di questa figlia. Non puoi lamentarti che tuo figlio si addormenti, se fino ad oggi non hai provveduto a nutrirlo.

  • Sei capace di sperare in Dio anche quando sembra inutile?
  • Come reagisci quando ti sembra di non avere le risorse per affrontare la vita?

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