Seconda domenica dopo Natale
5 gennaio 2025
Sir 24,1-4.12-16 Sal 147 Ef 1,3-6.15-18 Gv 1,1-18
«Ma i cuori degli stolti non sono ancora in grado di accogliere questa luce,
perché il peso dei peccati impedisce loro di vederla.
Non pensino costoro che la luce non c’è,
solo perché essi non riescono a vederla».
Sant’Agostino, Omelia 1, 19
Le tenebre
La notte non è solo un topos letterario, che ha ispirato poeti e filosofi, ma è anche un archetipo che rievoca immagini presenti nel profondo di noi. La notte rievoca le nostre paure, quando i fantasmi vagano nei nostri pensieri. La notte rimanda alle nostre incertezze, ai dubbi, ai momenti della vita in cui non vediamo bene come stanno le cose. La notte, con il suo silenzio, amplifica le ansie per il giorno che ci sta davanti. Eppure la notte non è mai l’ultima parola, la notte non dura per sempre. Si può attendere la luce del giorno, si può sperare che presto arrivi l’alba, si possono intravvedere i bagliori del nuovo mattino.
La luce
Questa immagine ci può essere utile per capire il modo in cui Dio agisce nella nostra vita: Dio vuole portare luce. Sembra paradossale, ma a volte preferiamo che questa luce resti fuori dalla nostra vita, perché abbiamo paura che ci faccia vedere una realtà difficile da accettare. Magari siamo proprio noi, “i suoi”, quelli che rifiutano questa luce, perché sappiamo già quello che ci farà vedere. La comunità a cui si rivolge il Vangelo di Giovanni non è una comunità di neofiti, ma si tratta di una comunità di persone che hanno già cominciato a seguire Cristo. Adesso però vivono un tempo di buio, è una comunità di persone scoraggiate, che non ce la fanno più, persone deluse, che fanno fatica a credere nelle promesse di Dio.
Ricominciare
Anche per questa comunità è possibile un nuovo inizio: Giovanni ripete, come nel primo libro della Bibbia, in principio, come se si ricominciasse di nuovo. Tutti hanno la possibilità di ricominciare nella loro vita: le tenebre, per quanto possano essere fitte, non possono mai vincere la luce.
Le parole
Questa luce arriva nella nostra vita attraverso le parole. In principio infatti c’è la Parola. Lo possiamo capire perché, anche nelle nostre relazioni umane, le persone che ci vogliono bene ci parlano, non necessariamente con un linguaggio verbale, per incoraggiarci, per sostenerci, per orientarci. Ma, anche in questo caso, non sempre siamo disposti ad ascoltare quelle parole, perché forse preferiamo fare a modo nostro. Anche il Signore fa luce nella nostra vita attraverso la parola: ci parla attraverso la Sacra Scrittura, ci parla attraverso i segni dei tempi, ci parla attraverso la Chiesa, ci parla attraverso la parola saggia di chi ci vuole bene. Non sempre però siamo disposti ad ascoltare queste parole.
I fatti
Le parole umane molte volte sono vuote: quanti ti amo, quanti ti voglio bene, quanti per te ci sarò sempre, sono rimasti soltanto chiacchiere. Come diceva sant’Ignazio di Loyola, «l’amore è da porre più nei fatti che nelle parole». Ecco perché è fondamentale che il prologo di Giovanni prosegua affermando che il Verbo si è fatto carne, perché vuole dire che in Cristo, la parola è diventata azione concreta. Dio non ci parla solo di amore, ma si fa amore. E lo vediamo e lo riconosciamo in Gesù Cristo, la parola fatta carne, l’amore che si impegna, l’amore disposto a dare la vita, l’amore crocifisso. È questa concretezza dell’amore che Cristo ci ha fatto vedere, rivelandoci il volto del Padre.
Leggersi dentro
- Le tue parole sono coerenti con le tue azioni o rimangono solo chiacchiere?
- Sei disposto a lasciare che Dio faccia luce nella tua vita con la sua parola?

Penso che ognuno di noi desideri uscire dal buio della tristezza,dell’angoscia,dell’ansia.Le tenebre non hanno capito e non hanno accolto la luce.Permettiamo a Dio di entrare nella nostra vita per vincere il male e splendere di amore verso gli altri.