Giovedì santo
17 aprile 2025
Es 12,1-8.11-14 Sal 115 1Cor 11,23-26 Gv 13,1-15
Cosa vuol dire “amare sino alla fine”?
Forse vuol dire amare anche quando sembra che non ne valga la pena.
Amare sino alla fine è amare anche nel tradimento.
Amare anche quando non conviene: perché dovrei continuare ad amarti?
Ecco, quando siamo davanti a questa domanda, abbiamo l’occasione di amare sino alla fine.
Amare sino alla fine vuol dire: mi abbasso fino a terra. Non faccio prevalere il mio diritto.
Penso che solo così si possa capire il gesto di Gesù.
Si abbassa fino a terra per lavarci i piedi.
Quando lavi i piedi di qualcuno vedi la sua fatica, la stanchezza.
Ti rendi conto della strada che ha fatto.
Vedi la polvere che sporca l’acqua.
Ecco perché Pietro non vuole che Gesù gli lavi i piedi. Ecco perché non vogliamo che un altro ci lavi i piedi:
- Non vogliamo che veda la nostra stanchezza, potrebbe approfittarne.
- Non vogliamo che veda le strade che abbiamo percorso, forse ce ne vergogniamo.
- Non vogliamo che si prenda cura delle nostre piaghe, perché poi ci sentiamo in debito.
Soffriamo tutti del complesso di Pietro sia nei confronti di Dio sia, soprattutto, nei confronti degli altri.
Eppure, non potremo mai essere capaci di lavare onestamente i piedi degli altri se prima non ci siamo lasciati lavare i piedi da Cristo, e forse lui ce li lava attraverso quel fratello o quella sorella davanti ai quali abbiamo ritirato i nostri piedi.
E non dobbiamo vergognarci di avere i piedi sporchi, perché questa è la vita. Si cammina, ci si sporca. Chi ha sempre i piedi puliti è uno che non vive mai!
Amare sino alla fine significa passare oltre, come dice il libro dell’Esodo nel racconto della Pasqua.
Dio passa oltre. Passa oltre il mio peccato, passa oltre la mia infedeltà, passa oltre i miei errori. Questa è la pasqua: Dio è passato oltre.
Io faccio pasqua se sono capace di passare oltre: se non mi fermo ostinatamente sul difetto di quella persona, se non mi fermo su quella parola detta che non mi piace, se non mi fermo sull’offesa che ho ricevuto.
Forse ne avrei tutto il diritto, ma non mi fermo, passo oltre.
Certo non è facile: Dio passa oltre, ma questo costa la vita dell’agnello. È il sangue, cioè la morte, il dolore, la sofferenza, che mi permettono di passare oltre.
Dio passa oltre perché Cristo, che è l’agnello, muore, e nel suo sangue siamo salvati.
Passare oltre significa essere disposti a morire: morire alle proprie ragioni, morire al proprio diritto, morire al proprio orgoglio.
Se sarai capace di passare oltre, sarà pasqua!
Da dove prendi la forza per amare sino alla fine e passare oltre?
Dipenda da ciò di cui ti nutri.
Se ti nutri di risentimento, di lamento, di frustrazione, non riuscirai ad amare sino alla fine e a passare oltre.
Se ti nutri dell’Eucaristia, ti nutri dell’amore. Lì c’è la vita.
Ecco perché l’eucaristia non è il premio dei giusti, ma il pane del cammino, il pane che ti permette di passare oltre e di amare sino alla fine.
Non ti scoraggiare, ma scegli bene di cosa nutrirti.
Questo è l’inizio dei mesi! Se lo è la pasqua, lo è anche ogni pasqua che celebriamo nell’eucaristia. Ogni volta che celebriamo l’eucaristia è un nuovo inizio, una nuova possibilità di tornare a essere felici.
Chiediti allora dove devi passare oltre per amare sino alla fine!
