meditazioni

La vita non ti regala niente! Quanto ci preoccupa lo spread dell’amore?

Meditazione sul Vangelo

dell’VIII domenica del T.O. anno A

26 febbraio 2017

Mt 6,24-34

Datemi una maschera e vi dirò la verità.

Oscar Wilde

Fin dall’antichità, l’uomo ha avuto la sensazione di essere incompleto, diviso, immerso in una perenne ricerca di qualcosa che potesse soddisfare il suo desiderio.

Platone, per esempio, ne aveva parlato nel Simposio, dove immaginava che Zeus, geloso della perfezione degli uomini, li avesse divisi in due, condannandoli a un’infinita ricerca di se stessi.

simposio

Sappiamo bene, per esperienza, che il conflitto per lo più ce lo portiamo dentro. Ci sentiamo divisi, come una corda che rischia di spezzarsi, perché tirata in direzioni opposte.

Dio ci tira da una parte, verso il bene e la vita. La ricchezza ci tira nella direzione opposta. Ma siccome Dio ci ama, tante volte lascia la presa, per evitare appunto che la nostra vita si spezzi. È un po’ quello che fa anche il Padre misericordioso con il figlio minore che vuole allontanarsi dalla casa paterna: piuttosto che far spezzare la vita del figlio, spezza se stesso (divise tra loro la sostanza…).

La ricchezza è quel padrone che ci fa credere che nelle relazioni ci si possa stare solo da schiavi. È la mentalità di chi pensa che l’amore si compri. Chi è schiavo della ricchezza vive sempre in difensiva, protegge il patrimonio. Le relazioni non possono mai essere autentiche, ma c’è sempre competizione e confronto. Chi è schiavo della ricchezza ha sempre paura di non fare un buon affare: sono persone diffidenti, che vivono sempre con la paura di essere ingannati dagli altri.

schiavo-commercio

Se la ricchezza è il tuo padrone, la vita non può che diventare una continua preoccupazione. Se il tuo padrone è Dio, ti occuperai semplicemente delle cose, fidandoti di quello che la vita ti donerà.

Quando siamo schiavi della ricchezza e ci preoccupiamo di far tornare i conti dell’amore, allora ci sono soprattutto due ambiti che concentrano simbolicamente tutte le nostre pre-occupazioni: il mangiare e il vestire.

Quando mangiamo introduciamo dentro di noi una parte di mondo. Il mangiare è un simbolo del nostro modo di stabilire relazioni con gli altri: alcuni mangiano in maniera vorace, divorando e distruggendo gli altri, alcuni mangiano di nascosto o pensando solo a se stessi, alcune mamme rinunciano a mangiare per dare da mangiare ai propri figli, alcuni rifiutano il cibo perché sono completamente chiusi alle relazioni con il mondo.

Chi è schiavo della ricchezza ha sempre paura che gli altri gli svuotino la dispensa. Chi ragiona in termini di ricchezza va ogni giorno a caccia per conquistarsi le sue prede. Sono le persone che non invitano mai gli altri a mangiare a casa loro.

mangiare

Se però apriamo la Bibbia, scopriamo che fin dall’inizio Dio ci ha chiesto di non preoccuparci di cosa mangeremo, ma di accogliere, ricevere e gustare, quello che Lui stesso mette a nostra disposizione. All’inizio della Genesi, Dio mette l’uomo dentro un giardino e gli dà qualche suggerimento per non nutrirsi dei cibi sbagliati. Dio dona al popolo d’Israele la manna e le quaglie, proprio quando Israele ha paura di morire di fame. Gesù darà il suo corpo da mangiare, per tutti.

La vita allora non è una caccia e l’amore non è un mercato. La vita è occuparsi di quello che c’è, perché Dio provvede.

In questo tempo di carnevale giochiamo con le maschere: fingiamo di essere quello che non siamo! In questo senso il carnevale dovrebbe aiutarci a essere veri negli altri giorni dell’anno.

Chi però è schiavo della ricchezza si preoccupa del vestito, perché è angosciato da come lo vedono gli altri. Il vestito rappresenta infatti l’immagine che vogliamo dare agli altri. Ci preoccupiamo del vestito quando abbiamo paura di essere visti per quello che siamo veramente.

Se siamo riconciliati con noi stessi, ci occupiamo del vestito senza la preoccupazione di dare un’immagine falsa di noi.

carnevale-picasso

Adamo ed Eva infatti erano nudi e non ne provavano vergogna, perché le loro relazioni erano sane e non avevano bisogno di nascondersi l’uno con l’altra. Quando in una relazione cominciamo a nasconderci e a fingere, vuol dire che la relazioni non funziona più.

Anche Gesù sarà spogliato delle sue vesti, perché è la Verità che non ha nulla da nascondere. Si presenta nudo davanti al Padre.

Non sempre riusciremo a trovare il pezzo che ci manca, continueremo a sentirci un po’ divisi dentro, ma forse potremo almeno allentare un po’ la corda e limitare la tensione. Forse ogni tanto, liberi dalle nostre pre-occupazioni, potremo anche accorgerci degli uccelli del cielo e dei gigli del campo.

Leggersi dentro

–          Qual è il tuo modo di mangiare? Cosa dice di te?

–          Quale maschera ti piacerebbe indossare nei giorni in cui non è carnevale?

 

5 commenti

  1. Mangiare per vivere e non vivere per mangiare , fa bene alla salute in ogni senso . Ingozzarsi nn serve e toglie sovente a chi nn ha .
    Credo di essere sempre me stessa e di nn essere capace di indossare maschere perché nn mi servono assolutamente . Se nn indossi una maschera nn hai paura nei comportamenti e nelle relazioni quotidiane . Sono libere e fluide .
    C’è un rovescio comunque e, spesso il prezzo è caro perché : ” homo homini lupus ” . Senza maschere il palcoscenico si allontana rendendoti vulnerabile nei confronti di chi, e sono molti , si lascia vivere soltanto con i criteri del mondo.

  2. Sono sempre pentita per quello che mangio.
    La maschera che mi piacerebbe indossare ogni giorno è quella dell’innocenza, che non si preoccupa del domani, del denaro, delle sovrastrutture . Siamo attesi dopo la vita senza il peso del corpo , del cibo, della gravità…eterei come le figure dei sogni..

  3. Essere un vero cristiano è nutrirsi della parola del Signore e metterla in pratica, questo solo basta.Il Vangelo ci richiama a scegliere il solo vero Padrone e conformemente a questa scelta a vivere senza preoccupazioni perché Egli è una madre amorevole che ci nutre e che tiene ai suoi figli conoscendone e provvedendo , secondo le Sue vie, ai nostri bisogni.A noi non resta che affidarci pienamente all’ Amore che abbracciandoci ci dice : Figlio mio Ti ho amato dalla notte dei Tempi.

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