Meditazione
per la III domenica di Quaresima anno B
4 marzo 2018
Es 20,1-17; Gv 2,13-25
Le parole sono vasi eletti e preziosi e possono essere riempiti di qualunque cosa anche del vino dell’errore.
Agostino, Confessioni
Le parole esprimono il modo in cui ci mettiamo in relazione con il mondo. Se prestiamo attenzione al nostro modo di parlare, probabilmente capiremo qualcosa del nostro modo di amare. Alcuni infatti scelgono il silenzio, preferiscono evitare di parlare, altri riempiono il vuoto con il rumore costante della loro voce, altri scelgono le parole con prudenza.
Quando parliamo, consegniamo sempre qualcosa di noi agli altri. Le parole possono essere ponti che ci avvicinano alle persone, ma possono anche essere muri difficili da varcare. Per questo dovremmo maneggiare con cura questi strumenti preziosi.
Anche Dio parla. Nella Bibbia Dio parla dall’inizio alla fine: Dio crea attraverso le parole. Gesù è la parola che diventa carne. Al centro di questo percorso c’è il dono delle dieci parole, quelle parole che possono guidare ogni uomo su una strada di libertà.
Il libro dell’Esodo colloca queste parole lungo il cammino del popolo d’Israele verso la terra promessa, sono il cuore di questo viaggio verso la libertà. Quando amiamo una persona, scopriamo pian piano le cose che le fanno piacere e la aiutano. In questo modo conosciamo quello che ci permette di stare dentro la relazione con questa persona.
Le parole che Dio dice a Israele sono una proposta, rappresentano il criterio per stare dentro la relazione con lui. Quelle parole sono uno spazio, come la terra promessa e come il giardino dell’Eden. È lo spazio della relazione con Dio. Siamo sempre liberi di scegliere se rimanere in quella terra o andarcene via. Le parole sono i confini della terra, il limite e il margine per capire se stiamo ancora dentro quella relazione o se ce ne siamo andati.
A volte possiamo rimanere in una casa, ma non abitarla più, possiamo starci come separati in casa o possiamo usarla solo come un albergo. Anche la relazione con Dio può essere trattata così. Il Tempio è lo spazio della relazione con Dio, è lo spazio sacro, il luogo dell’incontro. Gesù si accorge che la gente è rimasta in quella casa, ma senza vivere più la relazione.
Gesù richiama con forza alla conversione chi non vive più la relazione con Dio. Sono le persone che usano il Tempio, cioè la vita spirituale, la Chiesa, la comunità, persino il ministero sacerdotale, per i loro interessi, senza crederci.
Dopo la risurrezione, lo spazio della relazione con Dio non è più il Tempio: quando Gesù muore sulla croce il velo del Tempio è squarciato, è aperto, perché la divinità non è più nascosta nell’arca dell’Alleanza, ma è visibile. Il cuore di Cristo è lo spazio in cui possiamo abitare la relazione con Dio. Il corpo di Cristo è il nuovo ed eterno Tempio. La Parola si è fatta carna, una parola eterna, detta una volta per sempre, la fedeltà di Dio che non viene mai meno.
Ma io, come ci sto in questa relazione? Abito questa casa fino in fondo o semplicemente la sto usando? Questo passo del Vangelo tocca soprattutto noi che frequentiamo il Tempio, che addirittura viviamo ministeri e impegni in questo luogo, ma che spesso, come il figlio maggiore della parabola, dimoriamo nella casa del Padre senza avere più alcuna relazione con Lui.
Leggersi dentro
– Come uso di solito le parole nelle relazioni più significative?
– Come coltivo la mia relazione con Dio?
E’ una domanda che mi stò facendo da un pò: “uso” Dio per i miei scopi o vivo una vera relazione? Grazie, don! Buona giornata.
Uso le parole molto accuratamente nelle relazioni, soprattutto quelle piu’ importanti, e sono diretta, quando si tratta di profondita’.
La mia relazione con Dio e’ altrettanto profonda. A volte prendo il largo per essere sicura di non farne un sepolcro vuoto od imbiancato. Non amo l’ipocrisia.
Le parole possono fare molto male, ma sono come il vento che se le porta via.
Quello che resta sono i fatti, ossia i nostri comportamenti nella nostra vita e verso la persona che è stata offesa.
Spero di non tornare mai più su questo argomento.
GRAZIE
ma non era la lontananza come il vento?
A volte su questo blog trovo messaggi ” subliminali ” sia negli scritti che nelle immagini. Questo modo di esprimersi mi sconcerta, non so cosa pensare.
Un saluto, come sempre affettuoso.
VINCENZO