meditazioni

Dimmi quello che decidi e ti dirò chi sei!L’effetto rivelatore delle nostre scelte

Meditazione

per la

prima domenica di Quaresima anno C

10 marzo 2019

 

«La parola l’ho detta tante volte: rischia! Rischia. Chi non rischia non cammina. “Ma se sbaglio?”. Benedetto il Signore! Sbaglierai di più se tu rimani fermo».

Papa Francesco

 

indecisione-800x589L’urgenza della decisione

La vita ci mette continuamente davanti a delle possibilità e quello che siamo oggi è il frutto delle scelte che abbiamo operato. Quando ci ritroviamo davanti a queste possibilità siamo presi inevitabilmente da un sentimento di angoscia. Ci rendiamo conto che il nostro futuro, l’immagine di noi stessi, dipende anche dalla scelta che faremo. Davanti a una decisione siamo fondamentalmente da soli, perché nessuno può scegliere al nostro posto. E per lo più non si tratta di decidere tra bene e male, ma tra diversi beni, alcuni dei quali lo sono in realtà solo in modo apparente e lusinghiero.

L’immagine del deserto in cui Gesù si trova in questo passo del Vangelo di Luca, così come il deserto che Israele deve attraversare, sono l’immagine di questa solitudine radicale nella quale ci troviamo quando siamo chiamati a decidere. Se lo Spirito ci guida nel deserto della decisione, è altrettanto vero che il Nemico cercherà di allontanarci dalla nostra felicità.

 

attese degli altriIl peso delle attese

Il testo di Luca sulle tentazioni di Gesù si colloca immediatamente dopo l’episodio del battesimo e prima dell’inizio del ministero di Gesù a Nazareth. Questa collocazione del brano offre una prima chiave per capirne il senso. Gesù ha accolto la missione che il Padre gli ha affidato, esprimendo il suo compiacimento quando Gesù esce dalle acque del Giordano. Ora, però, prima di intraprendere la sua missione, Gesù è guidato dallo Spirito per decidere che tipo di Messia vuole essere. Questo testo di Luca sta al posto di quello che potrebbe essere un discorso programmatico di Gesù come Messia. Al tempo di Gesù c’erano in fatti molte attese su questa figura, attese complesse, diversificate, ambigue. Davanti alle attese che il mondo ha su di noi, abbiamo bisogno di allontanarci, di prendere le distanze, per confrontarci con i nostri desideri e con i valori che vogliamo realizzare.

 

cura di Dio per noiIl deserto della decisione

Tutto il racconto delle tentazioni colloca sullo sfondo un’altra storia, quella del popolo (Dt 26,4-10). Si tratta di un popolo che ha attraversato il deserto e proprio lì, per quarant’anni, come i quaranta giorni di Gesù nel deserto, si è confrontato con le paure, con l’indecisione, con gli ostacoli della vita. Per Israele il tempo del deserto è stato però anche il tempo della maggiore intimità con Dio, il tempo cioè in cui ha sperimentato di essere amato, il tempo in cui si è reso conto che Dio si prende cura del suo popolo. Nella vita di ognuno di noi, il tempo della decisione per quanto complesso e faticoso è anche il tempo in cui possiamo sperimentare la cura premurosa che Dio ha per la nostra vita.

 

fameUna dimensione quotidiana

La tentazione fa parte delle dinamiche della vita e si presenta inevitabilmente quando nasce in noi il desiderio di servire: «Figlio, se ti presenti per servire il Signore, preparati alla tentazione» (Sir 2,1). Come mostra la prima tentazione, si tratta di una dimensione quotidiana dell’esistenza. La tentazione si insinua nella fame inevitabile che accompagna la nostra vita.

La fame è una dimensione ordinaria e frequente, come a dire che la tentazione si presenta nella nostra quotidianità. Del resto anche Adamo viene tentato attraverso l’azione del mangiare. È evidente dunque che si tratta della possibilità di usare in modo sbagliato le relazioni con il mondo. Mangiare significa infatti metterci in relazione con ciò che sta fuori di noi, creare un legame intimo, nutrirci di quello che ci sta davanti. Possiamo infatti usare le cose in maniera violenta, vorace, così come possiamo usare gli altri per soddisfare la nostra brama di possesso. Il modo in cui mangiamo dice molto del nostro modo di metterci in relazione con il mondo: ci sono quelli che mangiano pensando solo a se stessi, ci sono quelli che non si controllano quando mangiano, ci sono purtroppo anche coloro che si rifiutano di mangiare.

Nel mangiare esprimiamo diversi modi, a volte distorti, di metterci in relazione con il mondo. Il Nemico vuole indurre Gesù a mangiare utilizzando il privilegio. Gesù ha fame ed è capace di trasformare le pietre in pane. Non ci sarebbe niente di male, eppure Gesù si rifiuta di usare questo potere per se stesso, senza essere visto, solo per soddisfare una sua esigenza. Gesù si rifiuta di entrare in relazione con il mondo secondo la logica del privilegio. E sta dicendo di fatto che tipo di Messia vuole essere.

Il modo in cui affrontiamo le tentazioni costruisce la nostra identità. Il verbo peirazo, usato qui per esprimere l’azione del tentatore, significa infatti propriamente ‘far venir fuori’, ‘mettere alla prova’. Il modo in cui affrontiamo quotidianamente le tentazioni ci fa venir fuori per quello che siamo.

 

a fin di beneA fin di bene…

La tentazione si presenta spesso attraverso l’ambiguità, ci spinge a usare mezzi illeciti pur di arrivare a uno scopo in sé buono. Qui si tratta dell’alleanza con il male per fare qualcosa che alla fine sarà magari anche buono per sé o per gli altri. Quante scelte, non solo personali, ma anche sociali, sono passate e passano attraverso questa dinamica. Abbracciamo i mezzi e le modalità del male, nascondendoci dietro il pretesto che alla fine sarà un bene per tutti.

 

capricciIl bisogno di conferme

C’è poi un volto della tentazione ancora più oscuro. È quello che sopraggiunge nei momenti in cui ci sentiamo precipitare nel vuoto, i momenti di difficoltà, di disperazione, dove ci prende la tentazione di pensare che Dio non ci soccorrerà, Dio non verrà in nostro aiuto. Ci comportiamo come figli capricciosi, figli che pretendono una conferma continua dai propri genitori. Ma che amore è quello che ha bisogno di una continua conferma? Il Nemico vuole spingere Gesù a sperimentare il suo potere di figlio capriccioso, di un figlio che può godere del privilegio di costringere il padre a venire in suo soccorso ogni volta che ne ha bisogno. È la tentazione che sperimentiamo nel dubbio di non essere amati.

 

mormorazioneGli altri nella mia decisione

Gesù non affronta la tentazione da solo, in maniera autoreferenziale, come se fosse una questione solo sua. Le sue decisioni coinvolgono anche altri e si collocano all’interno della storia di un popolo, così come le nostre decisioni non sono mai solo un affare nostro. L’evangelista rende questa relazione tra Gesù e il popolo attraverso le risposte che Gesù contrappone alla tentazione, si tratta infatti di citazioni dal libro del Deuteronomio che percorrono momenti fondamentali della storia di Israele: il popolo che mormora contro Dio perché stanco di mangiare sempre la manna (Dt 8,3); la consegna della legge che permette di restare nella relazione con Dio (Dt 6,3 ss.); la provocazione nei confronti di Dio a Massa e Meriba (Dt 6,16).

 

tentazioni-nel-desertoQuando siamo più deboli

Proprio perché la tentazione accompagna la quotidianità della nostra vita, essa ritorna nei momenti di maggiore debolezza. Il Nemico lascia Gesù con il proposito di tornare al momento opportuno. Quel momento arriverà quando Gesù si troverà solo e tradito nell’orto degli Ulivi e quando si sentirà abbandonato mentre pende dalla croce. È il momento della solitudine totale. E ancora una volta, Gesù sarà chiamato a decidere. La tentazione si presenta con il volto dell’auto-salvezza. Le voci suggeriscono a Gesù di salvare se stesso, di mettersi prima degli altri, di pensare prima a se stesso.

Non possiamo non riconoscere come, anche nel nostro tempo, questa tentazione continui a tornare, sempre sotto l’apparenza di un bene giustificato e persino sacro. Come Gesù, anche noi siamo chiamati a svelare il volto della tentazione e a scegliere secondo la logica della croce e non secondo la logica dell’interesse personale.

 

Leggersi dentro

–          Come opera ordinariamente la tentazione nella tua vita?

–          Cosa dicono di te le tue decisioni o il modo in cui prendi decisioni?

 

versione originale su www.clerus.va

4 commenti

  1. A volte però bisogna pensare prima a se stessi per poter aiutare, bisogna imparare a dire di no quando la richiesta ci soffoca. Come conciliare ciò con quanto detto?
    Grazie per le sue parole
    Paola Ornella

  2. Finito di leggere L’idiota di Dostoevskij, ho contestato il titolo. Il principe Myškin, non è, come ascoltato in qualche conferenza, un ingenuo ma un genuino, gli mancano gli anticorpi per reagire alla tentazione di chi considera il suo uno stato da approfittarne.
    Anche la mia ingenuità ha attirato la tentazione di carpirla.
    La categoria di persone tendenti alla sindrome della benevolenza sono in continua tentazione da parte del malevolo.
    La genuinità dell’Eden ha subito la traslazione impropria, a causa dell’impotenza conclamata contro la incredulità, in ingenuità, facendo sentire l’ingenuo soggetto a causa sua, in colpa, così da giustificare il tentatore.
    Un eccesso di anticorpi protettivi non si rischia la sindrome da diffidenza?
    Molte tentazione sono studiate scientemente per entrarci dentro, guidarci e poi abbandonarci nell’inutilità.
    Pensavo alla forza tentatrice della procreazione, è l’alimentazione che rigenera le creature che si muovono su questo pianeta, quindi la tentazione è una forza penetrante prorompente, e dato che l’equilibrio cui si mantiene la nostra esistenza sono gli opposti, qui è presente uno squilibrio, poche le tentazioni buone, le essenziali, ma moltissime le deleterie.
    A volte mi chiedo in quale opposto mi si inserisce la tentazione di ritirarmi a Qumran.
    Posso pensare, se sono riuscito ad arrivare a questa età, tentare di affrontare questo argomento, che ho vinto qualche match point contro il tentatore malevole? Consapevole che il punteggio è in suo favore.

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