meditazioni

Volevamo dirvi che ci sposiamo! E tu pensi già a quanto ti costerà

Meditazione per la

Ventottesima domenica del T.O. anno A

11 ottobre 2020

«Nasca in te la carità, se non è ancora nata,

e se già è nata, venga allevata, venga nutrita e cresca».

Sant’Agostino, Discorso 90, 6

 

Preparare una festa

Da un po’ di tempo si sente parlare sempre più spesso del wedding planner, un professionista che assiste le coppie nell’organizzazione della festa di matrimonio. Sicuramente è la conseguenza di una cultura che mette in primo piano l’immagine, la moda, l’adeguarsi agli stereotipi, quegli standard che è bene conoscere per evitare critiche pungenti. Eppure, a ben guardare, si tratta di una figura che stravolge il senso culturale del banchetto, del pranzo offerto per festeggiare un momento importante.

 

Momento di condivisione

Preparare una festa di matrimonio è faticoso, impegnativo e dispendioso anche in termini economici. Ma è lì che c’è tutto il valore simbolico di quell’evento: mangiare insieme vuol dire permettere agli altri di condividere la propria felicità. Condividere la tavola sottolinea la familiarità e la confidenza. Per questo il capitolo “ospiti da invitare” ha una rilevanza decisiva e non dovrebbe essere una mera formalità. Si tratta di rispondere a una domanda fondamentale: con chi voglio fare festa? A chi do importanza? Verso chi nutro sentimenti di gratitudine?

 

Il cibo come la vita

Nel cibo consumato c’è simbolicamente la vita degli sposi, quella vita di cui in qualche modo ci si priva al fine di condividerla con gli altri. Questa dinamica è molto evidente nel noto film Il pranzo di Babette, dove la protagonista spende tutta la sua vincita a una lotteria per organizzare un pranzo con l’intento di esprimere la sua gratitudine a coloro che l’hanno accolta in fuga da Parigi, ritornando così nella sua condizione di povertà.

 

L’invito di Dio

Forse tutti questi elementi ci aiutano a comprendere meglio le letture di questa domenica, in cui contempliamo i gesti e le attenzioni di Dio nella preparazione di questo banchetto nuziale per tutti i popoli. In questo banchetto c’è l’invito di Dio a condividere una relazione intima con Lui.

Gli uomini e le donne di ogni tempo sono coloro con cui Dio vuole condividere l’esistenza. E in questo pranzo di nozze, Dio si spreca, non bada a spese, ci aspetta, continua a chiamarci nonostante le nostre resistenze e il nostro rifiuto. Sì, perché uno dei rischi nella preparazione di una festa è quello di rimanere soli. Proviamo a pensare come si possa sentire una persona che ha organizzato un grande banchetto con tutto quello che aveva e si ritrova senza nessuno che abbia voglia di condividere la sua vita.

 

Il rifiuto possibile

Invitare a una festa, espone sempre al rischio del rifiuto. E Dio, con noi, è disposto anche a correre questo rischio. Se questo banchetto è la vita piena a cui Dio ci chiama, non tutti sono disposti a viverla. Alcuni preferiscono mangiare altrove, altri preferiscono badare alle proprie cose, si chiudono in una mera autoreferenzialità, pensano ai propri affari, non sono interessati alla condivisione, nell’illusione di poter essere felici chiudendosi dentro il proprio egoismo. Quelli che non vanno al banchetto della vita sono forse coloro che sono divorati dalla gelosia oppure quelli che non vogliono avere niente a che fare con gli altri.

 

Ospiti falsi

Ma il Vangelo ci mette davanti anche un altro atteggiamento: quello di coloro che partecipano al banchetto, ma lo fanno con un cuore falso. Sono coloro che pensano di nascondere dietro un’esteriorità ordinaria i sentimenti che nutrono verso lo sposo e verso gli altri ospiti. Sappiamo bene che dietro i sorrisi degli ospiti si nascondono molto spesso le critiche. Purtroppo lo vediamo anche nella Chiesa – e forse Gesù si riferisce proprio alla comunità dei credenti: al di là dell’osservanza esteriore, viviamo veramente il Vangelo nel profondo del cuore? Altrimenti saremo come l’invitato che non porta l’abito delle nozze, cioè colui che non ha uno spirito adeguato alla festa. Commentando questo brano, sant’Agostino dice che si tratta dell’abito della carità, un abito interiore, altrimenti i servi si sarebbero accorti dell’inadeguatezza e non avrebbero ammesso quell’ospite. Si tratta di un abito interiore che solo lo sguardo del padre può riconoscere e giudicare.

Tutti dunque siamo chiamati a questa festa della vita, ma le nostre risposte sono molto diverse.

 

 

Leggersi dentro

  • La tua vita ha le caratteristiche di una festa a cui sei chiamato a partecipare?
  • Che cosa ti impedisce oggi di prendere parte pienamente al banchetto che Dio prepara anche per te?

 

p. Gaetano Piccolo S.I.

4 commenti

  1. Ci sono momenti – molti – in cui vivo con gli altri come in una festa; e ci sono momenti – guidati magari dalla stanchezza o dal dubbio – in cui temo di non avere soddisfazione di miei desideri. Aritmie del cuore, che stenta ad affidarsi totalmente al Medico.

  2. Il non accogliere e’ molto brutto. Io lo leggo come un rapporto distante, falso, incoerente con la condivisione di un Padre. Ma, si sa, l’uomo non e’ un baluardo di fedelta’ e coerenza, per tutta una serie di resistenze egoistiche e di poco impegno con l’altro. E’ triste. Dio, pero’, non si fa illusioni. Va avanti lo stesso.

  3. Ogni giorno cerco di parlare e di mangiare con Lui, ma non sempre il mio abito è quello giusto. Lui lo vede e sa. E mi vergogno. Quante cose sa il Signore di questo nostro abito interiore! Tante che neppure noi lo immaginiamo. Non voglio che si renda conto delle mie zone d’ombra e di disagio soprattutto nella mia comunità. Chiedo per questo al Signore la salvezza del cuore e dell’anima e di ricucire il mio animo interiore.

  4. Se questo banchetto è la vita piena a cui Dio ci chiama, io voglio parteciparvi , anche se una serie di umani attaccamenti mi impediscono ancora di prendervi parte pienamente.
    Ci sto lavorando…
    Ma la gioia, che pure coesiste con le difficoltà della vita , è talmente grande e profonda da farmi essere certa che il Signore ci aspetta per il banchetto e, sia pur immeritatamente, ci accoglierà.

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