meditazioni

Prima o poi arriverà! Chi ama si fida

Meditazione per la

Trentaduesima domenica del T.O. anno A

8 novembre 2020

«Oggi al contrario ci affanniamo

e le nostre lampade sono agitate

dai venti di questo mondo»,

Sant’Agostino, Discorso 93, 10.17

La delusione

In questi mesi abbiamo pregato, sperato, desiderato fortemente che le cose cambiassero. Ci siamo persino illusi di poterci svegliare un giorno e accorgerci che è stato solo un incubo. E invece i mesi vanno avanti, le cose non cambiano, anzi peggiorano, e aumenta lo stillicidio dei numeri che disegnano scenari sempre più drammatici. E più passa il tempo, più rischiamo di lasciarci prendere dalla sfiducia, anche dalla sfiducia in Dio. Abbiamo creduto in una promessa, abbiamo aspettato un suo intervento, un gesto, un segno e invece ci ritroviamo profondamente delusi. La notte avanza e Dio non viene a salvarci. Siamo tutti stanchi e ormai ci capita anche di non credere più che ci possa essere una fine a questo dramma.

Il sonno

E allora ci addormentiamo, proprio come le dieci vergini della parabola che il Vangelo ci propone in questa domenica. Ci addormentiamo perché il sonno ci vince, ma forse ci addormentiamo anche per non vedere la realtà. Ci addormentiamo perché è inevitabile: prima o poi siamo tutti rapiti dal sonno. Anche le fanciulle di questo brano si addormentano tutte, sia le sagge che le stolte. La differenza tra loro è da ricercare altrove. Anche noi, oggi, come comunità ci stiamo forse addormentando, non abbiamo più la forza di lottare, non riusciamo più a vegliare, a tenere il cuore pronto allo sposo che torna.

Il ritorno

Per fortuna, questo testo del Vangelo ci assicura anche che la notte finisce. Proprio nel momento più buio, a mezzanotte, la comunità che attende è svegliata da un grido: lo sposo è finalmente arrivato. Chissà perché ha tardato! Forse voleva farci sperimentare la notte? Forse in questa attesa viene fuori qualcosa di noi? Certamente emerge la relazione che abbiamo avuto fino ad ora con lo sposo: se lo abbiamo conosciuto veramente, come abbiamo potuto non avere fiducia in lui?

La lampada

E infatti l’olio della lampada racconta un’altra storia: è qui la differenza tra le vergini stolte e quelle sagge. Quella lampada racconta quello che le dieci vergini hanno vissuto fino a quel momento, rivela il modo in cui si sono preparate a quell’incontro. La lampada rimanda nel Vangelo alla vita luminosa del credente che splende per incoraggiare gli sfiduciati: è la lampada che non può essere nascosta sotto un secchio, perché la vita se non splende per qualcuno si spegne. Quella lampada è l’immagine della città posta sopra un monte per indicare al viandante la via in modo da orientarsi nel cammino per non perdersi.

L’olio

Ma quella vita, per poter splendere, deve essere alimentata dall’olio. L’olio è l’immagine dell’accoglienza e della carità. L’olio è usato per accendere le torce perché l’altro si senta a casa. Le vergini sono chiamate ad accendere le loro lampade per accogliere lo sposo. Probabilmente questa immagine è un rimando all’interpretazione rabbinica del coro del Cantico dei Cantici: coloro che aspettano con le torce accese sono i discepoli che portano la luce della Legge e vegliano nell’attesa del Messia.

L’olio però è anche quello che il Samaritano versa sulle ferite, è l’olio che serve per prendersi cura della vita degli altri, è l’olio della carità e della premura. Quell’olio dunque racconta di gesti personali, gesti nei quali nessuno ci può sostituire. Ecco perché non può essere comprato a buon prezzo sul mercato. Quella lampada che rimane accesa grazie all’olio che hai custodito diventa perciò l’immagine di come hai vissuto la tua vita.

Rivelazione

Nel mezzo della notte le vergini sagge sanno come riaccendere la lampada. Le vergini stolte invece hanno vissuto senza fare attenzione all’olio. Il problema quindi non è addormentarsi nel momento dello sconforto e della delusione, la differenza sta nel modo in cui hanno vissuto fino a quel momento. Lo sposo infatti dice alle vergini stolte di non averle mai conosciute. Quell’attesa, nel buio della notte, ha svelato il tipo di relazione che ciascuna di quelle fanciulle ha avuto con lo sposo. Il modo in cui adesso affrontiamo la notte dice qualcosa di come abbiamo vissuto fino ad ora.  

Vegliare

Non meravigliamoci dunque se ci capita di addormentarci: la stanchezza, la delusione e lo sconforto fanno parte della vita. Preoccupiamoci piuttosto di come stiamo vivendo oggi, se cioè stiamo alimentando la nostra lampada con l’olio della carità, chiediamoci se stiamo dando luce alla vita degli altri. Prima o poi, infatti, lo sposo tornerà e, se avremo vegliato, finalmente potremo entrare con lui al banchetto delle nozze.

Leggersi dentro

  • Come alimenti la speranza nel Signore nei momenti di buio?
  • In che modo ti stai prendendo cura della lampada che il Signore ha messo nelle tue mani?

9 commenti

  1. Grazie.. molto interessante! Che davvero possiamo in questo momento fissare lo sguardo a colui che ci ama.

  2. Nei momenti di buio più intenso, quando non so più che fare, c’è sempre quella voce che, dal profondo del cuore, mi dice : “l’unica cosa che puoi fare è pregare” ed il Signore, in un mondo o nell’altro,risponde … sempre!
    Nella lampada vedo i doni che il Signore fa. Una volta compreso il significato ed il valore del dono, sta a me la cura: me ne sento fortemente responsabile, cerco di custodirlo come meglio posso, di maneggiarlo con attenzione per evitare di rovinarlo, di alimentare il meccanismo per farlo funzionare bene, di curarlo amorevolmente come se fosse Colui che me lo ha donato!

  3. Accosto l olio alla Sapienza di cui parla la prima lettura della liturgia di questa domenica.L olio nella cultura di molti popoli dà gusto, lenisce,lubrifica, è ciò che dice nuove piccole possibilità. Uno stile di vita.

  4. Molto edificante tutta la meditazione sulla pagina del Vangelo di questa 32^ domenica del t.o. anno A.
    Quando ci sentiamo impari nello sforzo, ci rimane la preghiera. Grazie!

  5. Sono un piccolo vaso. Limitato, trascurabile, opaco, però capace di contenere.
    Come lo riempio questo piccolo vaso, come faccio provvista di olio?
    Stando attenta al giorno per giorno, alla quotidianità, a vivere ogni istante lottando conto la smemoratezza,
    ri-membrando
    ram-mentando
    ri-cordando
    che quel piccolo vaso è un dono prezioso che ho ricevuto per metterlo a disposizione di chi ha bisogno in sinergia tra orazione e azione.

  6. Oggi più che mai, noi cristiani dobbiamo rendere ragione della nostra fede. Siamo chiamati a tirare fuori, oggi, quale immagine di Dio ci siamo portati dentro per tutto questo tempo. È difficile infatti, in questo tempo riaccendere la lampada se abbiamo trascurato l’olio della carità e della condivisione. La Chiesa e noi credenti abbiamo oggi questa grande responsabilità: testimoniare la fede attraverso la speranza e l’Amore.
    Grazie p. Gaetano

  7. Lui non mi e’ estraneo. Ho conosciuto il suo Amore e lo cerco e ri-cerco in continuazione. E’ la mia “Consolazione” e la mia Salvezza e Speranza. Nella relazione con i fratelli, anche se, a volte, o spesso, e’ una gran fatica.

  8. La Lettura, la scrittura e la Parola del Signore sono l’olio che mi nutre ogni giorno.
    La parola! La Poesia degli uomini che è sussurro di Dio!
    Come non ricordare:

    Io sono la lampada ch’arde soave..
    …omissis…
    lontano risplende l’ardore
    mio casto all’errante che trita
    notturno, piangendo nel cuore,
    la pallida via della vita:
    s’arresta; ma vede il mio raggio,
    che gli arde nell’anima blando:
    riprende l’oscuro viaggio
    cantando.
    Pascoli, Canti di Castelvecchio.
    Il raggio fecondo della Poesia, ma anche della parola del Signore che illumina la pallida via della vita…

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