Meditazione per la
Prima domenica di Avvento anno B
29 dicembre 2020
«Stiamo svegli nella carne,
per quanto ci è possibile, per pregare;
e preghiamo di poter arrivare là dove
anche nella carne saremo svegli senza fine»,
Sant’Agostino, Discorso 223 J, 1
Un tempo difficile
Stiamo attraversando sicuramente un periodo molto difficile, caratterizzato dalla sofferenza, dalla morte e dalla limitazione della libertà, costretti a trasformare il nostro modo di vita abituale. Siamo stati costretti persino, in alcuni momenti, a rinunciare all’Eucaristia. Ci sembra di trovarci in una notte profonda che non accenna a finire. Quando l’oscurità si prolunga, la speranza facilmente viene meno: prima gridiamo, ci ribelliamo, poi pian piano ci rassegniamo.
Cosa vuol dire vegliare
Proprio pensando a questo clima di lamentela o di passività, mi sono ricordato dei tanti martiri, molte volte anonimi, che hanno affrontato altre notti, anche più buie di quella che stiamo attraversando noi. In particolare mi è tornata alla mente la storia delle suore stimmatine in Albania: verso la fine degli anni ’40, con l’avvento del regime comunista di Enver Hoxha, uno dei regimi più spietati che arrivò a dichiarare l’Albania Stato ateo nella Costituzione del Paese, vista l’impossibilità di continuare la loro opera, le suore mandarono a casa tutte quelle ragazze che avevano chiesto di entrare nella Congregazione.
Dopo la caduta del regime, nel 1991, le suore stimmatine riuscirono a rintracciare le compagne che erano state mandate a casa all’inizio della persecuzione: in tutto quel tempo erano rimaste fedeli in attesa che la notte passasse. Di quelle giovani, ne erano ancora vive 28 e finalmente ebbero tutte la possibilità di fare la loro professione religiosa. Tutte erano rimaste a vegliare, certe che il Signore sarebbe tornato. E in questo furono sostenute dal sangue dei martiri, tra cui Maria Tuci, una di loro, fatta prigioniera e torturata in maniera brutale.
Il Signore ha lasciato la sua casa?
Forse anche noi abbiamo l’impressione che il Signore sia «partito, dopo aver lasciato la sua casa…». Il Vangelo di questa domenica comincia proprio con questa immagine. Non sappiamo perché, ma sentiamo di essere rimasti soli. Forse però anche a noi, a ben guardare, il Signore, come il padrone della parabola, ha affidato un compito. Comprendere o riscoprire quel compito ci aiuterebbe a dare un senso alla nostra vita in questo tempo oscuro e ci consentirebbe anche di vivere l’attesa senza scoraggiarci. Qual è il compito che il Signore mi ha affidato prima di partire? Vegliare è anche non dimenticarsi di quello che mi è stato chiesto.
Chi deve vegliare sulla casa?
Oltre al compito affidato a ciascuno, nel testo del Vangelo viene menzionato anche un incarico specifico: l’uomo che è partito e ha lasciato la sua casa ha chiesto al portiere di vegliare. Qualcuno ha il compito specifico di aiutare a rimanere svegli. Credo che qui occorra interrogarsi: nella notte che stiamo vivendo a chi è chiesto di mantenere accesa la lampada? Chi ha il compito di sostenere i servi affinché non si addormentino?
Quale immagine di Dio?
Chissà se le giovani delle suore stimmatine, in tutti quegli anni (non alcuni mesi) si saranno chieste perché il Signore stava permettendo quella tragedia. Forse nel tempo della prova viene fuori quello che ci portiamo nel cuore, soprattutto emerge quale immagine di Dio ci abita.
Davanti all’incertezza di questi mesi, davanti al dolore e alla morte, probabilmente ci stiamo chiedendo perché il Signore non risponda alle nostre preghiere, forse ci chiediamo addirittura se tornerà o se ci abbia lasciati per sempre. Per questo è importante aiutarci a tenere vivo il ricordo del padrone della casa: com’era il suo volto? Quali parole ci ha affidato? Facendo memoria dell’esperienza che abbiamo vissuto con lui, possiamo pensare che ci abbia abbandonato per sempre?
Participio passato
In altre parole dobbiamo riappropriarci del senso dell’Avvento come participio passato: ad-ventum vuol dire colui che è già venuto verso di noi! Il Signore è venuto in mezzo a noi e non ci lascerà mai più. Avvento è memoria di un evento che si fa presente. Vuol dire vedere in mezzo a noi oggi i segni di Dio che è venuto per rimanere con noi tutti i giorni fino alla fine del mondo!
Leggersi dentro
- Con quali sentimenti nei confronti del Signore sto affrontando questa notte?
- Qual è il compito che il Signore mi ha chiesto di svolgere in questo tempo di buio?
p. Gaetano Piccolo S.I.
O grande e mirabile madre di Dio.
O Immacolata Vergine Maria.
Io Tuo umilissimo servo prostrato ai Tuoi piedi,
in memoria delle Grazie da Te ricevute.
Da quando ero bambino, offro tutto me stesso a Te diletta madre :
La mia vita, il mio corpo, la mia anima, le mie azioni
e tutte le mie opere con tutto il cuore.
Non c’è posto nel mondo in cui non brilla il sole
sopra una casa Gesuita in tutto il mondo.
AJHANASIUS KIRCHER
Buongiorno professore, la ringrazio tutte le volte che leggo le sue riflessioni. Oggi voglio farlo per iscritto, anche a nome dei miei ragazzi, col quale argomento prendendo spunto dai suoi scritti profondi e illuminanti. Mi permetto di chiederle se può inserire il riferimento al passo evangelico, come faceva un tempo. Questo permette, riconsultando in remoto, di avere davanti lo scenario completo. Ancora grazie di cuore per le sue “pillole di saggezza che arrivano dritte al cuore”. BUON AVVENTO e che la speranza e il desiderio di farci illuminare dal Signore mai ci abbandoni. Agnese
Grazie della condivisione. Suggerisce di scrivere la citazione del Vangelo? Avevo evitato di inserire la citazione, essendoci il link alle letture, ma effettivamente se non di è collegati il link non funziona. Grazie del suggerimento
No, non penso che il Signore ci abbia lasciato senza darci il modo di resistere.
Come sempre, nei momenti più difficili lo sento più vicino e presente.
Sono medico, e, pur non essendo in prima linea, è evidente che in questo periodo non basta più cercare di svolgere con professionalità il proprio lavoro. Bisogna dare di più. Quello che mi aiuta molto è cercare di vedere negli assistiti e nei colleghi dei fratelli e pensare che in questo momento il Signore me li ha affidati. Allora stanchezza ed impazienza danno il posto ad un altro po’ di disponibilità e di attenzione. Bisogna assolutamente dare il massimo.
Forza e coraggio a tutti!
Terribile e maestosa questa notte. Ci sta permettendo di rappropriarci della nostra fede o di perderla per sempre. Lo sto vedendo attorno a me. La vicinanza con la morte a volte diventa occasione di guasconeria, di leggerezza e di cattiveria e invidia. Il mio tempo è di attesa e sospensione. Il Signore c’e già e mi sta conducendo verso il Regno. Ci dobbiamo credere.
Purtroppo i tempi che viviamo sono quelli del tutto e subito. L’attesa non è mai giustificata perché non c’è fede. L’unica fede è quella nel denaro e nel potere che ne discende. Tempi difficili per chi non ha fede perché la materialita non può risollevare l:Anima né può comprare la salvezza eterna
Mi abbandono a Lui e lo cerco e mi piace “sentirlo” piu’ vicino. Sicuramente, mi sta chiedendo di resistere nella Speranza.