meditazioni

Somiglia tutto a me! La fatica di diventare genitori

Festa della Santa famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe (anno B)

Gen 15,1-6; 21,1-3  Sal 104  Eb 11,8.11-12.17-19  Lc 2,22-40

«Appena lo riconobbe lo prese tra le braccia,

lo strinse in un abbraccio.

Portava Colui da cui era sostenuto».

Sant’Agostino, Discorso 370, 3

Genitori si diventa

Diventare genitori non è mai stato facile, dico diventare e non essere perché si tratta di una consapevolezza in cui si cresce attraverso errori e passaggi della vita. Tutti noi siamo chiamati a diventare genitori, non necessariamente in senso biologico. Diventare genitori significa rendere generativa la propria vita. Genitore infatti è colui che sa mettersi da parte per amore del figlio, senza trasformarlo in una proprietà o in un oggetto da manipolare e gestire, senza ridurlo a una fonte dì gratificazione o in una proiezione delle proprie paure e dei propri sogni. Non a casa il genitore problematico, ucciso dal figlio, è il Re Laio, il padre non riconosciuto da Edipo, che impedisce al figlio di passare, sbarrandogli il passo. Diventare genitore significa in altre parole diventare capace di amare. La crisi genitoriale è oggi l’espressione di una società in cui si fa fatica a donare la vita perché siamo sempre più ripiegati sulla nostra soddisfazione egoistica e individuale. I genitori sono spesso adulti fragili che temono di essere abbandonati o giudicati dai propri figli.

La vita come dono

Il Vangelo di questa domenica della Santa famiglia ci aiuta a meditare su queste dinamiche. Ascolteremo più volte che Maria e Giuseppe agiscono secondo la legge del Signore. È l’espressione di una consapevolezza che la vita è un dono e non una proprietà. Questo sguardo aiuta a cambiare la prospettiva e permette di uscire da una visione del figlio come proprietà. La vita ci è affidata affinché la facciamo fiorire, così come possiamo. Un figlio non è mai l’esito dell’impegno del genitore: un seme lo puoi custodire, innaffiare, proteggere, ma la pianta che cresce dipende da tante altre cose, non sempre e non tutte prevedibili. Diventare genitore vuol dire fare la propria parte.

Una distanza necessaria

Il genitore deve imparare anche a crescere nella distanza dal figlio. Simeone profetizza infatti una spada che attraverserà il cuore di Maria. Certamente si tratta della spada del dolore come annunzio della passione del figlio, ma ogni madre è chiamata a passare attraverso quella distanza, fin da quando viene reciso il cordone ombelicale. Il figlio e la madre vivono solo se avviene questo taglio. Se questa distanza non trova spazio, si crea un rapporto fusionale che impedisce al figlio di crescere e danneggia la vita della madre. Distanza vuol dire essere disposti a vedere il proprio figlio nei luoghi che non avremmo pensato per lui: Maria e Giuseppe troveranno un giorno Gesù adolescente nel Tempio, dove non subito lo avevano cercato, perché in quel momento non pensavano che fosse quello il posto dove lui avrebbe dovuto trovarsi!

Meravigliarsi del proprio figlio

Maria e Giuseppe si stupiscono di quello che viene detto di Gesù, si rendono conto che non sanno tutto sul conto del proprio figlio, hanno bisogno di imparare a conoscerlo, ascoltano le parole degli altri come una fonte per capire qualcosa in più di lui. Oggi molti genitori si chiudono o si difendono davanti a quello che viene detto del proprio figlio, si irrigidiscono nella loro immagine, in alcuni casi reagiscono in maniera violenta quando si ritrovano davanti a giudizi e osservazioni che mettono in discussione la loro convinzione stereotipata del proprio figlio.

Attesa generativa

Maria e Giuseppe si mettono invece in ascolto di due persone anziane, che hanno acquisito una sapienza tale da poter vedere al di là delle apparenze. Simeone e Anna sono l’immagine di persone generative, perché hanno imparato a stare nell’attesa, sono rimaste fedeli nella speranza che Dio avrebbe dato prima o poi un senso alla loro vita. Simeone ed Anna sono rimasti aperti a questo dono, certi che prima o poi sarebbe arrivato, quell’attesa ha dato senso alla loro vita. Sicuramente hanno anche attraversato momenti di sconforto e di oscurità, ci saranno state certamente situazioni che avranno incrinato la loro fiducia, eppure hanno saputo perseverare. Anche questo significa diventare generativi.

La domanda sul futuro riguarda tutti noi. Tutti noi siamo chiamati a chiederci cosa stiamo costruendo e cosa stiamo lasciando a chi viene dopo di noi.

  • Come vivi la tua dimensione genitoriale e generativa?
  • Che cosa sentì che stai lasciando a chi viene dopo?

7 commenti

  1. Con una figlia di 23 anni mi sento di aver sbagliato tutto e completamente inadeguata!

    1. Si diventa genitori, non lo si è! E si diventa giorno per giorno, senza sosta, senza stanchezza, senza frustrazioni, ma sempre con il sorriso e la gioia del dono.

  2. La tua meditazione odierna è, come spesso accade, in sintonia con i nostri ultimi accadimenti familiari.
    Proprio ieri sera abbiamo avuto una discussione, abbastanza pacifica, con la nostra piccola Francesca, che ormai a 12 anni crede di essere già adulta e “morde” la vita con eccessiva smania, fame, ingordigia.
    Noi genitori ci troviamo a metà strada, tra il dolore di Eugenio in seno al Padre e Francesca che a 9 anni ha subìto il trauma del fratello morente nel suo lettuccio.
    E’ proprio così: la fatica di diventare genitori, giorno per giorno.

  3. Essere genitori non è facile,da piccoli sono tutte attenzioni e baci. Ma poi con il passare degli anni ti rendi conto che bisogna lasciarli andare perché ormai non ti appartengono più, hanno bisogno di prendere il largo per costruirsi la loro vita. Ed è quello che hanno fatto Maria e Giuseppe. Non è semplice accettare tutto ciò ma bisogna farlo per il loro bene.

  4. Un anno di meditazioni e spunti di riflessione! Quante volte ho trovato le risposte ai miei dubbi, una cura ai miei fallimenti, come genitore e come cristiano! Grazie padre Gaetano! Anche oggi ci offre un testo molto ricco! Ci siamo tutti dentro, io immersa totalmente 🥹! Al termine dell’anno mi sento ancora all’inizio…. Sembra che non mi sia mai messa veramente in cammino! Mi sento inadeguata, come uno studente che ha frequentato ma non supera l’anno! Non voglio demordere però, ricomincerò con il suo aiuto e soprattutto con quello di Dio certa che Lui saprà indicarmi la strada migliore. A lei padre Gaetano un ringraziamento infinito! Il Signore la protegga💫

  5. Tre figli,per ora 4 nipotini. E continuo ad accorgermi che padre non si nasce,ma si diventa ed è proprio quello che cerco di fare tra errori e gioie da oltre 40 anni. Simeone mi ha sempre commosso e ammiro il suo semplice comportamento di fronte al Signore. Grazie però anche a lei per le sue parole. Buon anno

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