meditazioni

Non si vede niente! Attraversare i momenti difficili della vita

Seconda domenica di Quaresima – anno B

25 febbraio 2024

Gen 22,1-2.9.10-13.15-18   Sal 115   Rm 8,31-34   Mc 9,2-10

«Scendi, Pietro; desideravi riposare sul monte:
scendi; predica la parola di Dio […]
Lavora, affaticati molto, accetta anche sofferenze e supplizi affinché, mediante il candore e la bellezza delle buone opere,
tu possegga nella carità ciò ch’è simboleggiato
nel candore delle vesti del Signore».
Sant’Agostino, Discorso 78, 6

Quando si percorre un sentiero di montagna, può capitare di ritrovarsi dentro una nuvola o in un banco di nebbia. A quel punto diventa difficile andare avanti, si perde ogni riferimento rispetto a quello che c’è intorno. Si avverte il pericolo, ci si sente soli, smarriti. Anche nella vita capita di attraversare la nube, quando non capiamo più dove ci sta portando Dio. Da soli non riusciamo ad avanzare, possiamo solo aspettare che il Signore ci tiri fuori.

Anche Abramo forse si è sentito dentro una nube oscura quando il Signore gli ha chiesto di offrirgli il suo unico figlio. Quel Dio che Abramo ha imparato faticosamente a conoscere, ora diventa di nuovo incomprensibile. Era stato proprio il Signore a promettergli una discendenza, un figlio che non arrivava, la paura che quella promessa fosse solo un’illusione. Poi finalmente la promessa si realizza, il figlio arriva, c’è un futuro anche per Abramo. Ma adesso Dio chiede ad Abramo di consegnargli quel futuro, di sacrificare quel figlio. Come una volta gli era stato chiesto di lasciare il suo passato, cioè suo padre e la sua casa, adesso gli viene chiesto di restituire anche il suo futuro. Abramo entra nella nube ed obbedisce.

Attraverso questo gesto di consegna, Abramo comprende che qualcosa si era confuso nel suo cuore: Moria diventa il luogo della purificazione degli affetti! Abramo si era progressivamente concentrato sul dono ricevuto, si era attaccato al suo futuro, aveva espropriato Dio, il donatore, dal suo cuore. Il figlio era diventato il centro della sua vita, spodestando Dio dalla sua centralità. Anche nella nostra vita, le cose buone come le relazioni, la missione, il servizio o il lavoro, possono diventare i nostri idoli, quando ne diventiamo schiavi, non vediamo altro e non percepiamo più le cose e le relazioni come uno strumento di lode e di gratitudine per Dio.

Questo gesto di consegna del figlio, cioè l’espropriazione più radicale per un padre, è un gesto divino. È infatti quello che fa il Padre che ci consegna il Figlio. Il territorio di Moria è infatti identificato con il Calvario. Il gesto di Abramo è prefigurazione del gesto di Dio. Anche nel Vangelo di Marco infatti troviamo una nube, perché questa generosità infinita di Dio è per noi altrettanto incomprensibile. Anche noi siamo chiamati ad entrare in questa nube. Abitando il mistero, ascoltiamo la voce del Padre, che ci dice l’unica cosa che conta: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!».

Come sul monte Dio si rivela ad Abramo come colui che desidera stare al centro del nostro cuore, così sul monte Gesù rivela la sua divinità al di là dell’apparenza: si trans-figura, si rivela al di là dell’immagine. Dietro l’apparenza di vicende incomprensibili, talvolta oggettivamente dolorose, dietro situazioni di ingiustizia o faticose, che facciamo fatica a comprendere, Dio si rivela, ci mostra la sua misteriosa presenza. La nube indica quelle situazioni che più che incomprensibili, sono mistero, un mistero che, se abitato, ci fa sentire la voce del Padre.

Nella nube puoi riconoscere la voce del Padre, se ascolti la sua Parola. Gesù infatti dialoga con Mosè ed Elia, il primo era considerato l’autore della Legge, cioè dei primi libri della Sacra Scrittura, il secondo è il profeta per eccellenza. Nel Vangelo, sentiamo infatti spesso questa espressione, la Legge e i profeti, per indicare tutta la Parola di Dio. Quella Parola ci aiuta a riconoscere la presenza del Signore anche dentro la nube. Mosè ed Elia sono inoltre i due personaggi, il cui ritorno avrebbe indicato la presenza del Messia.

Quando riusciamo a sentire la presenza di Dio dentro le vicende faticose della vita, il nostro desiderio è esattamente quello di Pietro, vorremmo che quel momento non finisse mai, vorremmo fare delle capanne per rimanere lì per sempre. Gesù invece chiede a Pietro di fidarsi, perché quella consolazione è un dono e non può essere trattenuta. Il Signore tornerà a consolarci, non abbiamo bisogno di cercare inutilmente di impossessarci della presenza di Dio. Al contrario, l’esperienza della consolazione va annunciata: Pietro e i discepoli sono invitati a scendere per portare nella vita, sebbene nel silenzio, la loro esperienza.

  • Come reagisci quando la vita ti porta attraverso nubi che non ti fanno vedere la via?
  • Cosa vuol dire per te oggi ascoltare il Figlio?

7 commenti

  1. bella domanda…..” come reagisci quando la vita ti porta attraverso nubi che non ti fanno vedere la via“……! Sconforto, solitudine, smarrimento….poi, ricerca affannosa di una via, di una risposta attraverso la lettura della Parola e le meditazioni offerte sul web ( questa sua, Padre Gaetano, come quella del Papa su Vatican News, o La Parola.it, una grande risorsa)🙏

    Eppure sento la necessità di entrare nella nube e trovare il compagno per affrontarla per non esserne risucchiato….avvolto si, abbracciato, ma non soffocato! Le vicende della vita sono tante e le nubi compaiono annunciate e a volte improvvise….tante volte accompagnate da vento impetuoso e fai fatica a uscirne…pur sapendo 🤔🙏 che oltre trovi la luce e l’ Amico ad aspettarti, a consolarti…..E se questa volta non riesci a uscirne? Se questa volta ti smarrisci? Timori legittimi….., sbagli sempre…., vuoi sempre una “prova”? Mi metti sempre alla prova? Sono stanca Signore….., ma eccomi…sono qui! Sono Tua, fa di me ciò che ritieni 🙏

    E a proposito del web……dobbiamo accontentarci di una Smart evangelizzazione….crisi di chiamate, oppure orecchie sorde?

    A proposito Padre Gaetano la possibilità di seguire le iniziative per la quaresima? Siamo lontani da Roma, ma vorremmo vivere la sua preziosa guida🙏

  2. Carissimo padre Gaetano, mi trovo impossibilitata a venire a Roma alla scuola di preghiera, purtroppo sono in malattia, se potesse pubblicare l’incontro di oggi le sarei grata. Mi dispiacerebbe perdere l’insegnamento. Grazie e buona Domenica. Roberta

  3. Ascoltare il Figlio – nutrirsi della sua Parola e leggere i segni dei tempi: una mamma che ti saluta, un sorriso di una amico, lo sguardo sguaiato di chi ti detesta – ti consente di abitare la nube, stare lì, in piedi. Le nubi più spesse sono quelle di prossimità, quelle che abitano i nostri affetti, le nostre relazioni, le nostre case: lì la disperazione e il dolore sono lancinanti. E purificare gli affetti è una potatura imprescindibile.

  4. Il mio sentire, stare aumenta la necessita’ di pregare e mantenere la ” relazione generante” con Dio e Gesu’. Il discernimento e’ sempre alla base, anche nelle nubi da attraversare. Con la mia logica non seguirei quello che mi suggerisce lo Spirito. Ma quandi faccio la sua Volonta’ che richiede di andare OLTRE e PERDONARE, poi succede il miracolo. Cautamente, dico che, piano, piano, molto cautamente, incominciano ad essere risanati certi strappi relazionali.

  5. Ascoltare…entrare nel mio intimo e discernere.Attraversare i momenti bui della vita,per uscirne più forti.Salire sul monte..un cammino alquanto scomodo ma che dà riflessione…ridiscendere per ritrovare e condividere l’amore.

  6. Grazie per le sue parole che confermo e mi accompagnano.

    le diffonderò x il loro valore.

    Tutto AMDG, buon proseguimento

    Grazia

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