meditazioni

Ci sono luoghi della vita in cui non vorresti mai tornare

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Meditazione sul Vangelo della V domenica del T.O. anno C 7 febbraio 2016

Lc 5,1-11

 

Anche questa mattina il peso del mio fallimento è lì ad aspettarmi. Speravo si dileguasse durante la notte, e invece è lì ad attendermi. Mi guarda soddisfatto e aspetta che con la mia solita rassegnazione io me lo riprenda sulle spalle, come lo scialle che la nonna si metteva addosso nelle umide giornate d’inverno.

E mentre rimetto a posto le cose rimaste in disordine dalla sera precedente, comincio a guardare con preoccupazione la giornata che ho davanti. Le voci che arrivano dalle altre stanze mi danno fastidio e piano piano ripiombo in quell’isolamento che mi permette di difendermi e di rimanere concentrato sul mio fallimento. Chissà, forse proprio in questo tempo di delusione Dio verrà a visitarmi!

 

Ecco, mi immagino un po’ così un Pietro moderno: il Vangelo ce lo presenta al cominciar del giorno, mentre sta sistemando le reti che quella notte non lo hanno assistito.

Una notte fallimentare, una notte in cui non ha preso nulla. Le voci di dentro che lo chiamano fallito, le voci che cominciano a fargli vedere un futuro tragico, il senso di umiliazione davanti alle persone care, davanti alle persone a cui dovrà dare conto del suo fallimento, lo assalgono all’inizio di quella giornata. Anche Pietro non vuole essere disturbato, tutto gli dà fastidio, ma sono proprio quelli i momenti in cui puntualmente arriva qualcuno che non ti lascia in pace.

Di barche ce n’erano due, eppure il pazzo del giorno ha deciso di salire proprio sulla sua. Forse Gesù si accorge a un certo punto del volto scuro di Pietro e cerca di non esagerare con le richieste: chiede a Pietro di spostare un poco la barca da terra affinché possa parlare alla gente senza essere schiacciato. Se la richiesta fosse stata esagerata, Pietro avrebbe avuto il pretesto per rifiutare: non era il momento! Ma quel poco è strategico, è proprio ciò a cui non si riesce a dire no. E ormai Gesù è sulla barca di Pietro, l’ha occupata e non ha intenzione di mollare.

 

Pietro ha appena finito di mettere a posto le ultime reti, si prepara ad affrontare il ritorno a casa, spera che questo pazzo finisca presto di parlare, in modo da poter riportare la barca a riva e andarsene, quando arriva una nuova richiesta, ma questa volta esagerata, provocatoria, quasi sarcastica: tira di nuovo fuori le reti e ritorna a pescare, prendi il largo, non rimanere a riva, ritorna nel punto più profondo del lago, scendi nelle tue situazioni più drammatiche, non fuggirle, ritorna nel luogo del tuo fallimento, là dove ti sei sentito perso, smarrito, dove ti sei sentito un fallito. Ritorna lì, proviamo a rileggere insieme quello che hai vissuto.

Sì, sono quegli istanti che ti sembrano eterni, quelle parole davanti alle quali ti passa davanti agli occhi tutta la tua storia, pensi di tutto, e alla fine, senza neanche renderti conto di quello che stai facendo, accetti. Forse un po’ perché sei disperato, forse un po’ perché hai qualche motivo per fidarti: Pietro aveva già visto Gesù in azione, Luca infatti poco prima ha raccontato che Gesù era entrato nella casa di Pietro e aveva guarito la suocera (cosa di cui non siamo certi che Pietro fosse stato contento), ma soprattutto è probabile che quel discorso, che Gesù aveva fatto mentre era sulla barca di Pietro, aveva raggiunto il cuore di Pietro, come se Gesù avesse parlato proprio a lui. Pietro infatti chiama Gesù ‘maestro’: mi fido delle tue parole, mi gioco, rischio, affronto il mio fallimento e getto le reti ancora una volta!

 

Non oso immaginare le risate della gente: un falegname che dà consigli sulla pesca a un pescatore famoso in tutta la Galilea, un pescatore che accetta di andare a pescare in pieno giorno quando proprio quella notte non ha preso nulla. Pietro si espone all’ironia della gente. Invidio la libertà di Pietro, capace di ascoltare Gesù senza farsi alcun problema su quello che diranno gli altri.

 

Finalmente le cose cominciano ad andare per il verso giusto: le reti si gonfiano, ma in mezzo al lago, nel punto più profondo, deve essere successo anche qualcos’altro. Piuttosto che manifestare la gioia per la pesca straordinaria di quel giorno memorabile, invece di farsi un selfie mentre trascina le reti o accanto al cefalo gigante, Pietro si butta ai piedi di Gesù e gli chiede di allontanarsi: Pietro è andato nel luogo più profondo, ma non solo del lago, è sceso nel luogo più profondo di sé, e ha colto il valore simbolico di quella pesca.

Gesù lo sta invitando a fidarsi di lui sempre, gli sta chiedendo di continuare a rischiare la vita ogni giorno, gli sta proponendo di affrontare insieme i luoghi della vita che gli fanno paura. Le situazioni, gli eventi, dicono molto più delle parole, quando siamo disposti a rileggerli con onestà.

E Gesù conferma l’interpretazione di Pietro, ma lo fa con un’espressione che risulta ancora una volta enigmatica: sarai pescatore di uomini! Un’espressione paradossale e incomprensibile, eppure, dentro quelle parole, Pietro poteva scorgere qualcosa della sua storia, della sua identità, cioè l’essere pescatore, ma anche qualcosa di nuovo, pescatore di uomini.

Gesù non vuole distruggere l’identità di Pietro. Pietro gli va bene così com’è. Gesù vuole valorizzare quello che Pietro è: pescatore sei e pescatore rimani, ma lo sarai in modo nuovo, a servizio di altri.

 

 

Leggersi dentro

–          Ci sono dei luoghi di fallimento che il Signore ti sta invitando a rileggere?

–          In che modo il Signore ti sta chiedendo di valorizzare quello che sei?

8 commenti

  1. Grazie, ancora una volta grazie!…..
    per avermi aiutato a far scendere in fondo, nel mio profondo la Parola del Signore.
    Gori

  2. “Invidio la libertà di Pietro, capace di ascoltare Gesù senza farsi alcun problema su quello che diranno gli altri”.
    Quello che dicono gli altri…vivo in un piccolo paese…sono una ragazza madre…oggi non sono riuscita ad entrare neanche in chiesa per il peso delle chiacchiere. Dovrei fare l’emancipata ma la verità è che soffro tantissimo. E la cosa che mi addolora di più è che la mia bambina rischia di portare l’onta a vita. Ho provato a trasferirmi ma per ragioni economiche e effettive mi ritrovo qui di nuovo . Qui c’è la mia famiglia di origine che mi sta vicina. Dovrebbe vergognarsi lui invece lo faccio io abbondantemente per tutti. Credo di avere tanta rabbia repressa per come sono stata trattata da lui e per non essermi difesa…. ma ero incinta….altri avrebbero dovuto difendermi! La mia famiglia scelse la strada del silenzio ed anche l’avvocato che contattai all’epoca mi disse che erano tensioni normali in fase di separazione !!! Non erano tensioni ma violenze fisiche e psicologiche esercitate su una donna incinta!

    1. Carissima Anna,
      Puoi entrare in chiesa a testa alta !
      I bimbi non chiedono di nascere.
      Essi sono il frutto dell’amore tra due persone
      e non hanno colpa alcuna!
      Quando due persone si uniscono in matrimonio
      non sono obbligati ad amarsi per tutta la vita,
      ma hanno il dovere giuridico e morale di tutelare,
      anche economicamente la parte più debole.
      Chissà, forse il parroco della tua parrocchia, a fine
      celebrazione della S. Messa potrebbe ricordare :
      ” Chi tra voi è senza peccato scagli la prima pietra ”

      Un saluto affettuoso !!!

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