meditazioni

Se stai cercando da dove venga il male, inserisci l’indirizzo della tua coscienza

Meditazione sul Vangelo

della III domenica di Quaresima

anno C

28 febbraio 2016

Lc 13,1-9

 

Querebam unde malum et non erat exitus

Agostino, Confessioni

 

Da dove viene il male? È la domanda che ci assilla, soprattutto quando ci sentiamo attaccati ingiustamente, quando la vita ci costringe a stare davanti alla sofferenza, quando siamo vittime della cattiveria umana o quando ci interroghiamo davanti al dolore innocente.

 

Ma c’è un’esperienza forse ancor più drammatica del male.

È il male che incontriamo dentro di noi, quando scendiamo nei nostri abissi (o sarebbe meglio dire scivoliamo in essi) e la vita ci costringe a guardare i nostri mostri interiori, il male che ci portiamo dentro.

È il male oscuro, la perdita di senso, la violenza gratuita contro sé e contro la vita, l’indifferenza, il rifiuto del mondo. Il male prende forme a cui solo noi siamo capaci di dare un nome.

 

Come le persone che interrogano Gesù in questo testo del Vangelo, così anche noi siamo più propensi a cercare fuori di noi il senso del male, ci avventiamo con violenza contro la degenerazione inspiegabile del mondo, contro la cattiveria umana (Pilato aveva massacrato alcuni Galilei) o contro l’irrazionalità della natura (il crollo di una torre), ma siamo molto più prudenti nel domandarci il senso del male che noi stessi ci portiamo dentro. Eppure è proprio il male che ci abita dentro che ci porta alla morte eterna, al vuoto interiore che non finisce mai.

 

Gesù parte da questi avvenimenti di morte per parlare di un’altra morte. Non è stato il peccato a causare la tragedia del gruppo di Galilei o delle persone morte nel crollo della torre, ma è il peccato (il male che ci abita) a impedirci di trovare la vita. È questo il male contro cui dobbiamo lottare.

Il male che ci portiamo dentro toglie la vita, ci rende sterili, proprio come il fico piantato nella vigna che non dà più frutti.

 

Nella Bibbia la vigna è spesso l’immagine di Israele, ma proprio per questo è anche l’immagine di ogni figlio di Dio. In questa vigna, Dio ha piantato un fico, simbolo della Legge donata al popolo di Israele, e dunque a ogni uomo. Ora, questa Legge piantata nel nostro cuore non porta più frutto. La Legge è la Parola che il seminatore ha gettato in noi, ma che noi continuiamo a soffocare: sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero.

lavignarossa

Gesù non si stanca di venire a cercare frutti di bene nella nostra vita. I tre anni sono una possibile allusione al suo ministero, così come quell’anno in più che il vignaiolo-Gesù chiede al Padrone della Vigna è l’anno di grazia che Gesù aveva annunciato nella sinagoga di Nazaret (Lc 4,19).

 

Noi abitiamo in questo dialogo: tra il dono del Padre che ha piantato la vigna e l’azione del Figlio che con pazienza si prende cura dell’albero. Il desiderio di Dio è che la nostra vita possa fiorire. Quando? Non si sa: vedremo se porterà frutti per l’avvenire. Il vignaiolo aveva chiesto un anno, il padrone della vigna concede l’eternità.

 

 

Leggersi dentro

–          Quale nome sei capace di dare al male che ti abita?

–          Quali percorsi di conversione possono permettere alla tua vita di fiorire?

11 commenti

  1. Un grazie a Nicoletta per averci proposto Le parce que des pourquoi del festival dello zecchino d’oro.
    Bisogna ritornare all’innocenza dei bambini perchè essi sono la nostra coscienza critica !
    Come sempre un ABBRACCIO.

  2. Caro Padre Gaetano

    Certamente preferisco ascoltare le sue Omelie
    Non mi ritrovo nel senso di queste considerazioni sul male, anzi….li trovo allucinanti….e voglio aspettare che no sia cosi per tutti i mortali ,
    Attendo con grande interesse la “lettura” che ci darà oggi nella Messa vespertina

    Con affetto
    Maryan Abad

  3. Chiedo scusa a Padre Gaetano, ma la mia coscienza non poteva tacere !

    Gentilissima Maryan Abad Donnici,

    Chissà, forse bisognerebbe chiederlo a Don Puglisi ( assassinato dalla mafia ) del
    perchè si sia tanto interessato ai fanciulli di strada.
    Lo scopo era quello di togliere manovalanza alla mafia !
    Le considerazioni, a volte, non servono ! e i fatti servono più delle parole !
    Grazie a DIO, nelle parrocchie si ricomincia a far funzionare l’oratorio, ma ciò non
    basta.
    Una risposta concreta la deve dare la politica per eliminare questo cancro della
    società, ma sono poco fiducioso perchè il potere consente il male per gestire
    “meglio” la società.

    CON LA FEDE IN CRISTO RISORTO !

  4. vivo corti circuiti che non mi fanno vedere il male dentro di me. Come fare per ripristinare il circolo?

    1. Chissà, forse dovresti maggiormente relazionare con le persone alle quali
      vuoi più bene.

      AUGURI

  5. grazie ci proverò. A volte effettivamente mi stanco a stare dietro a situazioni in cui vedo sterilità. Non riesco a instaurare rapporti di vera fratellanza ma mi sento in obbligo a continuare. Mi sembra una distraizone che mi porta via tempo e mi impedisce di vedere il bene vero. Forse nella ricerca interiore va cercato il bene prima di tutto e da lì parte il vero esorcismo del male. Il bene viene sempre prima del male e lo annulla se assecondato con umiltà. Tutto ciò che invece assecondiamo al di fuori di noi e ci porta lontano da noi stessi, dal sentirci, è tentazione.

  6. Sono descritti due sacrifici, l’uno dentro l’altro. Una tipica situazione inclusiva, speculare tipica dei vangeli e della manifestazione del genio in generale. Dapprima devoti ebrei compiono i sacrifici rituali al Dio d’Israele a Gerusalemme, e nel contempo l’autorità romana sacrifica loro, implicitamente per lo stesso motivo. La frase potrebbe comparire in un testo di Shakespeare, tanto i due stili letterali sono simili, (in questo caso). Ma se il racconto da una parte testimonia che Ponzio Pilato non andava tanto per il sottile con il popolo ebraico, dall’altra profetizza le future sciagure del popolo d’Israele nelle prossime guerre contro l’impero romano. Gesù stesso darà il suo sangue nel sacrificio definitivo, per opera di Pilato. Si può forse ipotizzare che in quel momento l’epilogo cruento della croce sia ancora evitabile. (cfr. Lc 19,41-44)? Cfr. ebook/kindle. Un fantastico viaggio nei Vangeli. Grazie.

  7. alcune riflessioni
    per chiarezza credo che bisogna distinguere il male di cui l’uomo responsabile da quello in cui non lo é(gli eventi naturali)Ad un’analisi spregiudicata il mondo cosi come lo conosciamo non mostra in modo chiaramente riconoscibile il marchio di un creatore onnipotente e sommamente benevolo.Le stelle che esplodono o come il nostro sole si spengono,la Terra che ogni tanto si da una scrollata in attesa del prossimo meteorite(sembra che un meteorite ha provocato un tale cataclisma da far sparire i dinosauri)Questo il disegno intelligente?L’orologio che richiama l’orologiaio?Nel mondo animale vige la legge della giungla.Il forte uccide il debole per domare la fame.Che dignità ha la gazzella che tenta invano di sfuggire al leone?L’orfano che soffre per la madre perita nel terremoto?Tutti dobbiamo fare i conti con queste constatazioni senza essere dottori in filosofia o in teologia e vediamo che cadono tutte le infinite teorie sulla onnipotenza onniscienza e somma benevolenza di un ipotetico creatore.
    Cosi come sarebbe da capire su che base si parla di Popolo Eletto di Terra Promessa.Perché non gli Eschimesi e la Groenlandia? Un dio che dovrebbe essere Padre dell’umanità no?
    Il male di cui é responsabile l’uomo é un problema complicato.Implica e da per scontato il libero arbitrio,non può prescindere da un esame della sua natura(intendo se come diceva Kant é un legno storto per costituzione) ciò che relativizzerebbe il suo comportamento e quindi il giudizio.Non si può parlare del male dentro di noi senza riflettere su queste semplici domande. Si arrischia di colpevolizzare e di creare inutili paure.Giusto mettere l’uomo difronte alle proprie responsabilità,mettere in pratica l’etica del non fare agli altri cio che non vorresti sia fatto a te sarebbe già un grande risultato

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