meditazioni

Ho letto il copione sbagliato! Non è mai troppo tardi per cambiare personaggio

Meditazione sul Vangelo

della XI domenica del T.O. anno C

12 giugno 2016

Lc 7,36-8,3

 

Anche ad essere si impara

I. Calvino, Il Cavaliere inesistente

 

A volte siamo così concentrati sulla parte che dobbiamo recitare che ci dimentichiamo di amare. Siamo così concentrati sulle attese degli altri, sulle battute da evitare o le reazioni da suscitare che non abbiamo più tempo per i nostri desideri.

Ma è ancora più terribile quando ci ritroviamo per caso in un casting che non avremmo mai scelto, quando ci mettono addosso una parte, facendoci credere che siamo nati proprio per interpretare quel personaggio. E poi finiamo col crederci anche noi, rinunciando a interpretare il ruolo della nostra vita.

 

Simone il fariseo, di cui parla il Vangelo, mi ricorda per certi versi il Cavaliere inesistente di Calvino: un’armatura vuota alla ricerca di se stesso. Il Cavaliere inesistente deve cercare, lungo il romanzo, la prova che attesti la sua discussa dignità di cavaliere.

Ma come per il personaggio di Calvino, così per Simone, sotto l’armatura non c’è niente. Simone si difende, ha imparato a sopravvivere.

Mettersi addosso un’armatura gli è sembrato l’unico modo per essere qualcuno.

Come il Cavaliere inesistente non si accorge dell’amore di Bradamante, così Simone è talmente concentrato sul suo personaggio ineccepibile, che ha trasformato la sua casa in una stanza sterile dove non è permesso alcun contatto.

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Come aiutare Simone a spogliarsi della sua armatura?

Nel Vangelo di Luca, Gesù ama il gioco degli specchi: ci mette uno di fronte all’altro. È l’altro che mi svela. È solo un altro che può liberarmi dalla mia armatura. Non sarò mai in grado di farlo da solo.

 

Tutti rischiamo di rimanere intrappolati nei nostri personaggi: la donna del Vangelo è una alla quale probabilmente fin da ragazzina hanno fatto credere che non poteva fare altro nella vita se non prostituirsi. Le hanno fatto credere che l’amore doveva guadagnarselo. Ma è esattamente quello che Simone sta facendo con Gesù: proprio nel momento in cui questa donna ha deciso di essere liberata dal suo personaggio, permette a Simone di riconoscere che è lui la vera prostituta.

Quanta prostituzione c’è nel nostro modo di amare? Quanta fatica facciamo ad affermare la nostra dignità di essere amati gratuitamente? Quanto siamo convinti di doverci guadagnare l’amore degli altri?

 

Questa donna ci insegna che per essere liberati dal proprio personaggio occorre rischiare. C’è una casa dalla quale è tenuta fuori, ma è solo in quella casa che può incontrare Gesù. Simone è il padrone/sacerdote che vuole tenere la porta chiusa. Simone è colui che ammette nella propria casa solo coloro che la pensano come lui e che lo confermano nel suo delirio.

 

Non si può amare che con il proprio linguaggio. Questa donna non cerca di imitare il linguaggio degli altri, ma usa l’unico linguaggio che conosce. I suoi gesti sono ambigui, irriverenti, persino inopportuni, ma Gesù la accoglie nella sua ambiguità: le permette di essere se stessa, senza maschere. Simone, al contrario, continua a nascondere ciò che pensa veramente.

 

È vero, colui al quale si perdona poco ama poco e a chi si perdona molto ama molto, ma non si tratta di una liberalizzazione del peccato: il punto è piuttosto essere consapevoli del proprio peccato. La differenza tra Simone e la donna non sta certo nella quantità dei peccati, ma nella consapevolezza che ciascuno dei due ha del proprio peccato.

Bisognerebbe riscrivere l’affermazione di Gesù in termini di consapevolezza: a chi è poco consapevole del proprio peccato viene perdonato poco, ma più diventiamo consapevoli del nostro peccato più riusciamo a sperimentare la misericordia di Dio.

Simone non ha pochi peccati, semplicemente non ne è consapevole!

 

Gesù cerca di accompagnare Simone dalla giustizia all’amore: si può essere osservanti meticolosi della legge e nel contempo essere armature vuote. Le persone come Simone non sbagliano mai, ma non fanno neppure l’esperienza dell’amore. E in genere sono persone sole. Simone non è stato inospitale, ha semplicemente fatto il minimo. La donna invece mette in gioco se stessa, rischia, ma senza pretendere: la sua attenzione è sui piedi di Gesù, sta in basso, non è spavalda, contempla quei piedi, i passi che desidera seguire.

 

 

Leggersi dentro

–          Da quale personaggio il Signore vuole liberarti?

–          Quale ruolo preferiresti interpretare nella tua vita?

 

10 commenti

  1. Vorrei crescere nel percorso che Dio ha tracciato per me, fin da sempre . Un percorso dove l’unica cosa davvero importante e da seguire sia l’Amore vero senza alcuna sovrastruttura o leggina farisaica. Dove il culto sia azione , lode e ringraziamento . E vorrei soprattutto che le mie lacrime fossero solo espressione di riconoscenza per la Misericordia donatami gratuitamente ogni giorno, come per la peccatrice ai piedi di Gesù.

  2. Voglio ricoprire il ruolo per il quale mi ha prepotentemente “richiamato”. C’è una voce di Dio che viene dal centro del mondo, che la peccatrice anonima sa intuire ed ascoltare, rasentando la maleducazione, liberandosi dalle sovrastrutture “farisaiche”. Questo lui ci chiede, questo dovremmo fare. Non spaventarci mai, non fuggire.

  3. Grazie p.Gaetano. la Parola di questa domenica ha una grande forza di liberazione. Quante volte mi/ci costruiamo personaggi entro i quali penso di stare bene ma in realtà sono la morte/infelicità. Chiedo al Signore di aiutarmi ad essere sempre vero e nella verità con me stesso e con gli altri e a non aver paura dei miei limiti,a non difendermi da essi.

  4. Simone essendo fariseo almeno ammetteva gli Angeli,credeva nello Spirito di Dio, nella risurrezione e nella venuta del Messia che ha anche riconosciuto in Gesù. Poiché tutti siamo chiamati da Dio alla Santità, vorrei io stessa essere libera di tutti gli impacci e non giudicare facilmente chi si presenta nel mio cammino di vita. Oggi il mondo è pieno di falsi profeti, e di sadducei,che non ammettono la presenza dello Spirito Santo, degli Angeli,non hanno fede nel ritorno di Gesù e che per questo mettono fuori strada tante persone. Spesso ci vantiamo di essere cristiani, ma viviamo da cristiani?
    Non a caso chi rischia è una donna. Mi spronano a vivere bene le donne che hanno seguito Gesù come Maria Maddalena, Giovanna, Susanna…. Tanti uomini e donne possano, come le donne della pericope evangelica odierna mettersi in gioco e rischiare tutto per Gesù.

  5. Una donna, per giunta prostituta, entra in una casa non sua. Immagino la paura di essere cacciata via. Eppure trova il coraggio e le ragioni per sfidare l’ira di Simone, il padrone di casa. Gesù le dice: “La tua fede ti ha salvata”. E’ forse in questo coraggio che vive la fede della prostituta?
    La donna, piangendo, non dice e non chiede nulla. Gesù le dà probabilmente i doni più grandi, il perdono e la salvezza.
    Di quante inutili parole è fatta la mia preghiera? Quante richieste faccio a Dio non “in linea” con ciò che Lui vuole o pensa?

  6. Perché accettiamo di interpretare il ruolo che ci hanno cucito addosso?Perché rincorriamo l’approvazione del prossimo? E, nel momento in cui la finzione diventa la nostra realtà, come si fa a discernere cosa resta di vero?

    Se siamo spinti, dal desiderio altrui, verso la costruzione di una armatura, come possiamo pensare che qualcuno ci accetterebbe ancora, calata la maschera? Se siamo fatti di relazioni, le quali chiedono il rispetto di una data prestazione, il problema siamo noi, stranieri agli altri e a noi stessi, o quegli altri ai quali importa solo essere autoaffermati dal nostro riflesso?

    Io non ho ancora trovato il bandolo di questa matassa.

    Grazie per il bel testo.

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