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Non ti voglio più vedere! L’illusione di lasciare la realtà fuori dalla porta

Meditazione sul Vangelo

della IV domenica di Quaresima anno A

26 marzo 2017

Gv 9,1-41

 

Praetende mihi lumen tuum, revoca me ab erroribus.

Sant’Agostino

 

Non sempre abbiamo voglia di vedere come stanno le cose. Molte volte preferiamo essere ciechi perché ci fa comodo: non vogliamo vedere la realtà di un amore finito, di una situazione che ci dà torto, non vogliamo vedere i nostri errori.

A volte giriamo la faccia per non vedere, in modo da evitare di prenderci le nostre responsabilità. A volte chiudiamo gli occhi per non sentire il dolore, ma il dolore arriva lo stesso. Chiudiamo gli occhi anche per continuare a vivere nelle nostre fantasie e per continuare a credere che il mondo sia proprio come noi lo immaginiamo, fino a quando la realtà bussa alla nostra porta. Ci rendiamo ciechi, come Edipo nella tragedia di Sofocle, perché non ci sentiamo in grado di sostenere il dramma della nostra vita.

Piacasso preferiamo non vedere

In effetti noi non vediamo, ma scegliamo di vedere. Possiamo guardare, senza accorgerci di quello che ci sta di fronte, come ne La vocazione di san Matteo di Caravaggio, dove tutti i personaggi, tranne uno, seduti intorno al tavolo delle imposte, appaiono distratti o incapaci di vedere: alcuni hanno lo sguardo ripiegato sui loro affari, altri guardano nel vuoto, guardano senza vedere. Un solo personaggio vede l’irrompere della novità nella sua vita e reagisce con uno sguardo perplesso.

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Quando uno è cieco, ha bisogno di essere accompagnato. Ma alcuni hanno l’umiltà di lasciarsi accompagnare, altri preferiscono invece fare da soli, andando continuamente a sbattere contro una realtà che non riconoscono.

cieco Picasso

È proprio quello che succede in questo brano del Vangelo di Giovanni. Si tratta di un testo che la comunità cristiana ha riletto fin dall’inizio in chiave battesimale: il cammino verso il battesimo – sebbene oggi abbiamo perso il senso di questo itinerario che veniva compiuto proprio nelle settimane che precedevano la Pasqua – richiede l’umiltà di lasciarsi accompagnare a vedere come stanno le cose. Il punto di partenza è inevitabilmente uno sguardo sincero sul proprio peccato per poterlo consegnare, come un abito vecchio, a colui che ci attende in fondo alla vasca, là dove abbiamo toccato il fondo, per ricevere uno sguardo rinnovato.

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Gesù dice, infatti, al cieco «va’ a lavarti in Siloe, che vuol dire Inviato». È Gesù infatti l’Inviato per eccellenza, colui che è stato mandato dal Padre. È in lui che siamo chiamati a scendere per lavarci.

I primi cristiani avevano una percezione chiara di questo avvenimento, quando la notte di Pasqua scendevano nella vasca battesimale. La vasca era illuminata dalla luce delle candele. Sul pelo dell’acqua si rifletteva perciò l’immagine del volto di Cristo rappresentato spesso (come Pantocrator o come scritta del nome di Gesù) sulla volta che sovrastava la vasca battesimale.

Battistero

Decidere di tornare a vedere è un cammino che richiede umiltà: vuol dire lasciare che un altro mi metta le mani sporche di fango e di saliva sugli occhi. È il simbolo di una creazione nuova che ogni volta Dio ci dona, come il fango che Dio impastò all’inizio della Genesi per darci vita. Ora, quando sei cieco, Dio desidera toccarti di nuovo gli occhi per ridarti vita.

 

Per tornare a vedere bisogna avere l’umiltà di mettersi in cammino. Non tutto è chiaro subito, immediatamente. Questa idea del cammino viene espressa nel testo dai titoli attribuiti a Gesù dal protagonista: all’inizio, Gesù è per lui solo un uomo, poi lo riconosce come profeta, e alla fine dichiara che Gesù è il Signore: quest’ultima è la formula che nell’antica comunità cristiana veniva usata per la professione di fede.

Anche in questo caso, rileviamo come oggi abbiamo perso il senso della lentezza e della gradualità del cammino. Siamo frettolosi, turbati dall’attesa, pretendiamo risultati facili e immediati, senza sforzo.

 

Anche noi, come il protagonista di questo brano, siamo ciechi, capaci però di compiere un cammino che ci porta non solo a vedere come stanno veramente le cose, ma a diventare persino testimoni della verità.

Certo, la verità costa, ci chiede di comprometterci. Oggi va di moda la strategia, il populismo. Abbiamo ormai abdicato alla verità. Costruiamo immagini che sembrano la verità. Diamo un’immagine di noi da photoshop e pensiamo che tutto si possa alterare.

 

Anche i farisei, in questo brano, non accettano la realtà. Le cose non tornano. Non sono come loro le vorrebbero. La realtà non  rispetta le loro attese. E allora provano a piegare la realtà ai loro interessi. E più si allontanano dalla realtà, più non vogliono riconoscerla, più diventano ciechi.

 

Davanti a Cristo, che è la Verità, ciascuno di noi è chiamato a prendere posizione e a decidere. Colui che era cieco accetta di compromettersi e viene buttato fuori dalla sinagoga, il che voleva dire concretamente essere escluso non solo dalla preghiera, ma anche perdere una serie di diritti civili. I Farisei sono coloro che decidono di non vedere e di rimanere chiusi nelle loro fantasie. I genitori dell’uomo guarito sono coloro che, pur vedendo, non accettano di compromettersi per paura di perdere i loro interessi.

 

È vero che quando decidiamo di comprometterci possiamo essere sbattuti fuori, ma è anche vero che nei versetti immediatamente successivi a questo testo, Gesù si presenterà come la porta! Possono sbatterci dietro tutte le porte che vogliono, ma per noi che abbiamo creduto alla verità ci sarà sempre una porta aperta per continuare a entrare nella vita vera.

Porte

Leggersi dentro

–          C’è qualcosa che in questo momento non vuoi vedere?

–          Cosa significa per te fare un cammino per tornare a vedere?

8 commenti

  1. Vorrei vedere una immagine perfetta , luminosa come appena uscita dalle mani del Creatore . Vorrei ……ma è solo una mera utopia , sono una viandante sporca e accaldata che continua a desiderare lungo il percorso sempre di più un sorso di quella acqua della Vita che toglie ogni sete . E per di più sono abbastanza miope per le fragilità insite nella mia umanità . Nn è facile uscire da ogni inganno ,da ogni tradimento e da tutto ciò che è vanità; ne sono perfettamente consapevole . Eppure so anche che bisogna mettersi in gioco sempre di più per Cristo , testimoniare ai fratelli la bellezza di un Amore infinito ,del Suo sguardo misericordioso , condividere con maggiore impegno e fermezza .Signore , in questa quaresima accresci la mia fede e rendi sempre più saldo il mio affidamento perché alla Tua Luce possa gustare sempre la bellezza del Tuo messaggio.

  2. Non ho visto per molto tempo. Non ho voluto” non vedere”, proprio NON HO VISTO. Poi un giorno la realtà mi è venuta incontro,anzi contro,in maniera brutale e crudele.
    Battendo la testa e il cuore ,gli occhi si sono aperti su chi mi era davanti da una vita,ma non sempre accanto,sulle mie illusioni e sul mio tranquillo tran tran.
    Dolore e frustrazione,lacerazioni,tormenti e panico…una caduta rovinosa nel corpo e nella mente.
    L’orgoglio ferito mi spinge a far da sola,ad andare avanti nonostante i graffi,i pugni, i lividi del cuore.Ma poi cominciano a cedere le forze, le lacrime ad inondare i pensieri,le urla a spaccare l’aria…e anche l’orgoglio cade.
    Aiuto,Signore! Padre nostro,Padre mio! Il mio papà correrebbe a soccorrere la figlia a terra,con le mani graffiate,le ginocchia sbucciate e le lacrime agli occhi. E Tu? Perchè non vieni? Che aspetti? Te lo devo chiedere? Ecco lo sto facendo.Ti sto pregando.
    Sei arrivato,finalmente! ma indossi un camice bianco e occhialetti da dottorino…
    I mesi passano e mi confortano amiche chimiche…e Tu?
    Tu mi sei accanto,dice il mio cuore,ma la testa Ti nega. Lei continua ad andare per i fatti suoi ,a cercare ragioni che non trova ,a portare a galla fatti, parole,atteggiamenti che bruciano ancora,ferite che sanguinano come appena fatte, abbracci negati,indifferenze incancrenite. E Tu?
    C’è ,c’è…geme il cuore. Ci dev’essere ! Lui, il Consolatore, il Buon Pastore,la Via,la Verità,la Vita…la Luce!
    Passa il tempo…e Tu arrivi e la mente si accorda al cuore .
    Soffrono entrambi,entrambi gemono,entrambi ricordano,
    NON DIMENTICANO. Solo che ora ,insieme, credono in Te,sanno che non li hai lasciati soli, soli non sarebbero sopravvissuti. Ammaccati,laceri e invecchiati,doloranti e dolenti battono e pulsano,vivono e aspettano,danno e non chiedono molto, piano piano camminano,piano piano aprono spiragli,piano piano ricostruiscono,sommessamente sorridono,silenziosamente piangono,umilmente si inginocchiano e pregano.Pregano consolazione,coraggio ,dimenticanza,umiltà,perdono vero…Fede e Amore.

    Non so se il mio sfogo abbia attinenze con quanto letto,ma mi è venuto fuori spontaneamente,a mia insaputa (come di moda,oggi) senza controllo, quasi per caso…anche se ho imparato che nulla è per caso,nulla è senza un fine. Grazie per avermi ascoltata,grazie per le belle pagine quotidiane che, non a caso, ci fanno riflettere e credere nella presenza di Dio.

  3. Mannaggia a me che vorrei non vedere ma… NON CI RIESCO! Non si può essere INDIFFERENTI. Ciò fa la DIFFERENZA. Chiedo sempre il coraggio e la speranza, contro lo scoramento che la stanchezza invoglierebbe. Preghiamo reciprocamente. Grazie.

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