Meditazione sul Vangelo
della IV domenica del T.O. anno B
28 gennaio 2018
Mc 1,21-28
«Malgrado gli sguardi ostili continuò a stringerlo a sé e pianse lacrime di gioia. E mentre piangeva, le sue lacrime calde caddero negli occhi di Kai… e sciolsero il ghiaccio del suo cuore».
Andersen, La regina delle nevi
Forse per difenderci dal dolore che abbiamo provato o per allontanare la delusione che già vediamo arrivare da lontano, molte volte ci congeliamo, non permettiamo a noi stessi di sentire quello che proviamo. Ma in questo modo rinunciamo anche a tutto quello che di bello la vita ci offre con i suoi profumi e i suoi colori. Smettiamo di vivere per non morire di dolore.
Anche nelle favole, il ghiaccio e la neve sono spesso le immagini della solitudine di un cuore che non riesce più ad amare, come ne La regina delle nevi di Andersen. Tutto comincia con uno specchio che deforma le immagini e fa scomparire quello che di bello si riflette in esso, ma quello specchio va in frantumi e tanti piccoli specchi si disperdono così nel mondo. Uno di quei frammenti finisce nell’occhio di Kay, un bambino buono che ha una grande amica, Gerda. Da quel momento Kay diventa cattivo e con il suo slittino viene rapito dalla regina delle nevi che lo rinchiude nel suo palazzo. La regina obbliga Kay a scrivere un numero infinito di parole e potrà essere liberato solo quando riuscirà a scrivere la parola eternità. Sarà l’amore di Gerda che dopo tante avventure riuscirà con le sue lacrime a sciogliere il cuore congelato di Kay.
Il nostro cuore ibernato dal gelo delle nostre paure ci impedisce a volte anche di essere toccati dalla parola di Dio. Viviamo la fede ibernati, in una sterile ripetizione o in una diffidenza che deforma tutto. Il protagonista di questo passo del Vangelo si recava per abitudine o per dovere ogni sabato nella sinagoga per ascoltare la parola di Dio, ma era insensibile, anestetizzato, non provava niente, la parola non lo toccava. Non è forse vero che anche noi rischiamo di vivere la fede come abitudine, congelati perfino nei nostri ruoli ecclesiali, nelle statue di ghiaccio del catechista, del prete, del volontario o dell’educatore? Sono armature che ci difendono perché ci fanno sembrare esternamente a posto davanti alla gente e alla nostra coscienza, ma il cuore è spento. Le nostre comunità sono spesso congelatori dove ognuno cerca di impedire che l’altro gli sciolga la bella statua di ghiaccio che si è costruito.
Solo quando Gesù pronuncia quella parola con più forza, solo quando parla direttamente al suo cuore, riesce a sciogliere il cuore di quell’uomo che abitualmente si recava nella sinagoga. Quell’uomo non voleva essere colpito dalla parola, forse perché intravvedeva la possibilità di essere scomodato, di essere provocato, di andare in crisi. Lo spirito impuro infatti si ribella perché non vuole essere colpito.
Le parole ci colpiscono e a volte ci fanno male. La parola di Dio non è sempre consolatoria, non ci conferma sempre nelle nostre scelte, anzi, ci spinge sempre a cambiare. Per questo motivo preferiamo allontanarla e difenderci. Gesù non insegna come gli scribi: non parla solo alla testa, il suo insegnamento non punta al volontarismo o al mero rispetto della Legge. Gli scribi invece fanno così. Agli scribi preoccupa solo che tu appaia a posto. Sono esperti della Legge, cioè esperti della Parola di Dio, ma piuttosto che viverla, la studiano. Gesù invece mette in relazione la parola con la vita, per questo quell’uomo si sente provocato e lo respinge. Proprio come noi che preferiamo una conoscenza della Parola di Dio piuttosto che cominciare a viverla silenziosamente.
Quest’uomo è abitato da un paradosso: proprio lo spirito impuro non vuole essere toccato. In genere abbiamo la convinzione che toccando si diventi impuri, ma molte volte sono proprio le nostre pretese di purezza angelica che nascondono le nostre perversioni interiori. Chi è libero, riesce anche a toccare e a lasciarsi toccare senza scandalizzarsi. Gesù, nel Vangelo di Marco, tocca spesso gli ammalati, i lebbrosi, i peccatori, senza la paura di contaminarsi. È proprio la paura di essere toccati che spesso ci impedisce di incontrare Dio, come la sposa del Cantico dei Cantici che non apre allo sposo che bussa per non sporcarsi i piedi. Per incontrare Dio invece molto spesso ci viene chiesto di mettere i piedi per terra e di sporcarci di umanità.
A volte proprio chi ha conosciuto Dio evita di essere toccato dalla sua parola, perché immagina a quale conversione potrebbe essere chiamato. Lo spirito impuro dice infatti di sapere chi è Gesù. E proprio per questo di difende. Lo spirito impuro sa che la parola di Dio può ferire, sa che la parola libera. E a volte per essere guariti, dobbiamo anche passare attraverso il dolore, quel dolore che avremmo preferito non sentire. Anche Gesù prova a sciogliere il nostro cuore con le sue lacrime, anzi con il sangue delle sue ferite, pur sapendo che tante volte è un sangue sprecato.
Leggersi dentro
– A che temperatura è oggi il tuo cuore?
– Guardando come vivi, ti sembra che la Parola di Dio provochi e cambi la tua vita?
In questo momento sono senza parole, come svuotata, ma continuo a stare in mezzo agli altri. Il mio cuore cambia temperatura a seconda la zona in cui sta. Cio’ che rialza la temperatura e’ il centro della vita: i valori fondamentali che ci inducono a fare qualcosa di buono per gli altri. Dovrei avere un registratore continuo accanto all’orecchio che mi ripeta la Parola di Dio, cosi, a volte, mi dimentico
Era e non era…“Quando il Baal Schem, il fondatore dello chassidismo, doveva assolvere un compito difficile, andava in un certo posto nel bosco, accendeva un fuoco, diceva le preghiere e ciò che voleva si realizzava. Quando, una generazione dopo, il Maggid di Meseritsch si trovò di fronte allo stesso problema, si recò in quel posto nel bosco e disse: “Non sappiamo più accendere il fuoco, ma possiamo dire le preghiere – e tutto avvenne secondo il suo desiderio. Ancora una generazione dopo, Rabbi Mosche Leib di Sassov si trovò nella stessa situazione, andò nel bosco e disse: “Non sappiamo più accendere il fuoco, non sappiamo più dire le preghiere, ma conosciamo il posto nel bosco, e questo deve bastare”. E infatti bastò. Ma quando un’altra generazione trascorse e Rabbi Israel di Rischin dovette anch’egli, misurarsi con la stessa difficoltà, restò nel suo castello, si mise a sedere sulla sua sedia dorata e disse: “Non sappiamo più accendere il fuoco, non siamo capaci di recitare le preghiere e non conosciamo nemmeno il posto nel bosco: ma di tutto questo possiamo raccontare la storia”. E, ancora una volta, questo bastò.”
Nell’ Infinito di Leopardi “questo” si ripete…abitiamo dentro la trascendenza
Natura : Tempio = X : Colonne
Grazie, fino a quando resta a Palermo? ( di favola sul ghiaccio conoscevo quella di Nevina e Fiordaprile di Gozzano)
Una preghiera che mi stà a cuore da Elizabeth Ann Seton: Amore di Cristo infiammami. Una delle più belle esperienze nella mia vita era andare contro ogni sentimento dentro di me e per la prima volta prendere in braccio un bambino povero e mezzo nudo in Ethiopia. Ad un tratto la vita e la gioia scorreva dentro di me come mai prima! Quindi, in ogni momento nella vita (gioia o dolore) Amore di Cristo infiammaci per compiere piccoli gesti d’amore ovunque ne abbiamo occasione per sciogliere il ghiaccio e lasciar scorrere il fiume della tua vita in noi e gli altri. Amen!
Il mio cuore oggi è a -20, non per scelta o per volontà. E’ così. Fino a qualche giorno fa non capivo, sono mesi che è così ed in questi mesi sono capitate cose gravi che non mi hanno toccato, non ho versato una lacrima, una sola lacrima…tanto da sentirmi un mostro. Poi piano piano l’ho vista come una benedizione perché probabilmente non avrei potuto reggere tutto ciò. Non ho una fede così grande! Posso sbagliare ma a me sembra che questo congelamento riguardi solo il dolore, la paura e le delusioni … mi emoziono ancora davanti al sorgere del sole ed ad un sorriso di un bambino. Ma è vero il mio cuore ibernato dal gelo mi impedisce di essere toccata dalla parola di Dio. Mi sono chiesta qual armatura sto indossando… quella della donna forte, coraggiosa che prende le decisioni giuste, sagge di testa (il cuore mi porterebbe a fare tutt’altro) e così mi sono costruita questa bella statua di ghiaccio …fredda, gelida che non ha bisogno di nessuno…. Poi dopo l’ennesima tragedia (per me perché le cose non stanno andando come dico io) ho iniziato a chiedere sostegno/aiuto ad amiche/ci con preghiere ….e la loro vicinanza mi ha commosso …finalmente qualche lacrima è scesa. Quanto vorrei riuscire a piangere! Quanto vorrei far uscire tutto il dolore e la paura! Quanto vorrei riuscire a mostrare la mia vulnerabilità! Guardatemi non è coraggio è disperazione! Io sono fragile/debole ho bisogno di un’abbraccio non ti compassione ma ti sostegno! Non è così semplice come scriverlo. Anche perché la statua di ghiaccio non permette agli altri di avvicinarsi… Mi aggrappo a queste parole “Gesù mi fido di te!” in questo momento non capisco il senso di tutto ciò, ma sono certa che un senso c’è, voglio credere nella Buona Notizia, voglio credere che c’è Chi dirige lo spettacolo, voglio pensare che io non riesca a capire il senso di tutto questo perché sono solo un puntino in un magnifico dipinto e per questo non posso vedere la bellezza del dipinto
Non ci conosciamo ma mi ha colpito la tua condivisione. Credo che sei una persona: (a) in gamba che sta scoprendo una parte più profonda di se e (b) che hai un cuore grande che al momento è ferito e ha bisogno del dottore. Stò pregando per te. Se ti capita di far visita a Gesù Eucarestia c’incontriamo là 😉
“Sei venuto a rovinarci?”
Essere toccati dalla parola di Dio, é vero, vuol dire perdere la pace, vuol dire non essere più sicuri di niente, mettersi in discussione tutti i giorni, insomma è faticoso…molto!
La cosa peggiore é che poi non si riesce più a vivere come se nulla fosse e…
…e però é così bello, così super meraviglioso ritrovarsi con la Sua Parola dopo aver attraversato la sofferenza e aver sciolto il ghiaccio!
Grazie😊
Precisazione : se la foto del Cristo velato quì riprodotta fosse stata intera, si sarebbe osservato che ai suoi piedi vi sono scolpiti dei simboli della Massoneria :
infatti Raimondo di Sangro principe di San Severo è stato Gran Maestro della loggia massonica a Napoli. E un libricino attrasse la mia curiosità : IL LUME ETERNO edizione Bastogi ( della massoneria ). Esso doveva essere posto al capo del Cristo velato che originariamente si trovava nel locale sottostante di forma ovale dove ora sono posti i due scheletri ( macchine anatomiche maschio e femmina incinta di cui la ricostruzione del sistema arterioso e venoso e degli organi interni fu affidata ad un anatomo-patologo di Palermo). I due scheletri, sono fatti essenzialmente di ossa umane, filo di ferro, spago, e cera colorata.
Il Cristo velato, a mio avviso, è dormiente e la forma ovale del locale sottostante rappresenta la sua Rinascita.
La cappella dove è posto, in realtà è un tempio massonico dove l’iniziato entrava dal vero ingresso quello laterale , mentre il principe aveva una visione dall’alto poichè era collegato tramite un ponticello dal suo palazzo dove era posto anche un orologio particolare.
Poichè il principe era anche un alchimista, e come tutti erano interessati alla trasmutazione della materia ( anche del vile piombo in oro ), in realtà dalle letture mi resi conto che la sue ricerche non erano altro che la ricerca di Dio.
Quì da giovane ribelle terminarono le mie ricerche.
Scusate gli errori erano solo dei vecchissimi ricordi.
GRAZIE