Meditazione per la
Venticinquesima domenica del T.O. anno A
20 settembre 2020
«Poiché noi “coltiviamo” Dio ma Dio coltiva noi».
Agostino, Discorso 87,1.1
La piazza del mercato
La piazza del mercato potrebbe essere facilmente l’immagine della piazza della vita. Ci ritroviamo lì aspettando qualcuno che dia senso alla nostra giornata. E mentre si fa buio sulla piazza del mercato, aumenta l’angoscia e ci prende la delusione. Perché sono rimasto solo? Perché nessuno mi ha voluto bene?
Ma stare sulla piazza del mercato significa anche, lo sappiamo bene, esporsi al rischio di essere sfruttati, di essere offesi e ingannati. Chi ci prende a lavorare, molte volte ha solo l’intenzione di manipolare e gestire la nostra vita. Lo sanno bene i lavoratori a giornata che per lo più fanno l’esperienza di ritrovarsi schiavi, costretti a soddisfare l’insaziabile brama di ricchezza del padrone.
Storie diverse
È vero, a volte alcuni sono rimasti sulla piazza del mercato senza essere stati scelti solo perché ci sono arrivati tardi, forse la vita li ha portati altrove, o forse semplicemente non avevano il coraggio e si vergognavano di chiedere un po’ di attenzione.
Nella parabola raccontata da Gesù questi motivi restano volutamente nel mistero. Ci sono semplicemente alcuni che non sono stati scelti e che perciò non sono riusciti ancora a dare senso alla loro vita.
La buona notizia del Vangelo però è che c’è un padrone che ha un comportamento insolito, un padrone che sovverte le attese. È un padrone che non pensa al proprio guadagno, ma pensa prima di tutto agli operai: il suo desiderio è che ciascuno si senta realizzato, valorizzato, che ciascuno trovi un modo per essere utile nella sua vigna, che è molto simile al mondo dentro il quale ci ritroviamo e nel quale siamo chiamati a dare il nostro contributo.
Gli orari del padrone
Questo padrone è così desideroso di trovare operai che esce continuamente: non rimane chiuso nella sua proprietà, non manda altri a cercare gli operai, ma esce in prima persona e va sulla piazza del mercato. È un padrone che non si rassegna davanti alla delusione e alla disperazione dell’uomo. È persino capace di spezzare il ritmo delle sue incursioni pur di tentare fino alla fine di salvare qualcuno: esce ogni tre ore, ma alla fine, prima che la giornata di lavoro termini, si anticipa di un’ora, c’è ancora una possibilità.
Dentro la comunità
A fronte della generosità e dell’impegno del padrone, c’è poi l’invidia che segna le relazioni all’interno della comunità. Gli operai non pensano al valore del proprio lavoro, non godono della possibilità che hanno avuto di dare senso alla loro giornata, guardano invece agli altri, fanno confronti, quantificano il tempo che hanno dedicato alla vigna, non si interrogano ovviamente su quello che c’è dietro la storia degli operai arrivati all’ultimo momento. In realtà sappiamo bene che si può stare anche da molto tempo nella vigna, ma la questione è come ci siamo stati: quegli operai giunti fin dal mattino, avranno davvero lavorato con onestà e impegno?
Ognuno ha la sua storia e la sua dignità. Il padrone non ragiona secondo un’aritmetica della giustizia, ma desidera che tutti trovino il proprio bene. Come diceva don Milani, «non c’è peggior ingiustizia che far parti uguali tra diseguali». Il padrone svela allora il suo vero volto: non è un padrone, ma un padre, perché non ci tratta da servi, ma da figli. Il problema è che gli operai continuano a guardarsi tra loro come rivali e non come fratelli.
Leggersi dentro
- Sei riuscito a dare un senso alla tua vita o stai ancora cercando?
- Qual è il tuo sguardo su coloro che lavorano con te?
Questa volta leggersi dentro non è stato semplice!
Prima davo un senso ad ogni singola cosa per se stessa, ora c’è un senso, un Fine più grande che le ricomprende singolarmente e le ricompone tutte come parti di un grandissimo ed ordinatissimo puzzle: il disegno di Dio … io non lo conosco, ma Lui sì !
Del resto… io sono una di quelle delle 5 del pomeriggio: il tempo non è molto e, a momenti, è anche difficile inserirsi nel gruppo. So che il lavoro degli altri è stato più gravoso e prolungato del mio, che non potrò mai recuperare o modificare il tempo passato. Ma ora non voglio perdere questa opportunità e ci metto tutto l’impegno, il cuore e la volontà di cui dispongo!
Lo sguardo benevolo che ho verso coloro che lavorano con me e per me, ha spesso purtroppo per noi i connotati del “compenso”. In questo brano, sicuramente scandaloso per il popolo ebraico, il Dio padrone non fa differenze. E non le fa perché per lui il tempo non è mercificabile, perché non esiste. Conta la presenza della sua creatura al suo fianco. Oggi il Signore ci pone di nuovo di fronte al paradosso. È giusto sacrificarci per l’economia? Per il denaro? O magari l’uomo creatura deve trovare altre strade di convivenza più solidale per sopravvivere? Conta cosi tanto il tempo di permanenza su questa terra? Nel campo del Signore non si contano le monete. Esse sono solo i fantastici monili dell’albero di Pinocchio. La mia preghiera e il mio proposito sono quelle di allontanarmi con in mano quanto basta per il viaggio verso di lui.
In realtà il risentimento da “figlio maggiore” che è dentro di noi, è sempre pronto a venir fuori nel confronto con l’altro. Se solo riuscissi a tenere sempre presente che trovo senso solo nel cuore di Dio, ma insieme a tutti gli altri, senza i quali nemmeno saprei di esistere!
Grazie p. Gaetano!
Buona domenica.
Sono molto felice di chi si mette in gioco perche’ a tutti fa piacere dare il proprio contributo, per sentirsi utili. Purtroppo, pensavo giusto ieri, l’invidia e’ una terribile condanna che tenta di compromettere “tanto” i rapporti, e c’e’ qualcuno che tenta di dividere brutalmente. Spero che la Grazia del Signore agisca per cambiare questa orribile condanna e liberi gli animi dal tentatore. Se solo pensassimo che a tutti e’ dato l’Amore e siamo amati per quello che siamo. Altrimenti che grande tristezza.
La Parola e la riflessione di oggi mette alla luce i disegni del mio cuore, mi aiuta a riconoscermi nello sguardo macchiato per la mancanza di misericordia nei confronti del fratello e nel fatto che non riesco a riconoscere Dio come Padre anche dopo tanto tempo di permanenza nella sua casa. C’è anche una parte di me che si sente ferma, improduttiva, bloccata, ancora in attesa, quando ormai si fa buio, di quella chiamata a venir fuori dalla stasi e dall’immobilità.
Tutto è mutato affinchè nulla cambi !
Tornerò, a breve, a sporcarmi le mani, nel mio vecchio ovile.
Ho combattuto la buona battaglia,
ho terminato la mia corsa,
ho conservato la fede.
Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore,
giusto giudice mi consegnerà in quel giorno;
e non solo a me, ma anche a tutti coloro
che attendono con amore la sua manifestazione.
Edificante….
Il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore.
Tu amerai il Signore, tuo Dio,
con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le tue forze.
Questi precetti che oggi ti do, ti siano fissi nel cuore.
Li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando ti troverai in casa tua,
quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai.
Te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendaglio
tra gli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte.
Deuteronomio 6, 4-9