meditazioni

Entra senza guardare! La paura di essere visti così come siamo

Meditazione per la

Quinta domenica del T.O. B

7 febbraio 2021

Gb 7,1-4.6-7   Sal 146   1Cor 9,16-19.22-23   Mc 1,29-39

«Non è spietato il medico che toglie al malato i frutti nocivi: ti ha tolto quella funesta sicurezza che cercavi di conquistare».

Sant’Agostino, Discorso 346/A, 8

La parte peggiore

Di solito, se possiamo scegliere, preferiamo mostrarci agli altri nei nostri lati migliori. Le nostre pagine social pullulano dei nostri scatti più riusciti, ci mostrano sorridenti, realizzati, circondati dall’affetto degli amici. Raramente abbiamo il coraggio di mostrarci nei nostri momenti di solitudine, per lo più non sveliamo le nostre lacrime, tendiamo a nascondere  i momenti in cui ci sentiamo inadeguati. Per usare un’immagine di altri tempi, è come se guardando dallo spioncino della porta, decidessimo di aprire solo quando ci sentiamo presentabili. Probabilmente, se la suocera di Pietro avesse avuto il tempo di guardare e di rendersi conto degli ospiti in arrivo, non avrebbe aperto. Per fortuna Gesù arriva nella nostra vita senza preavviso. Entra senza imbarazzo nelle nostre malattie e nelle nostre fragilità.

Subito

Il testo del Vangelo di Marco sembra infatti alludere da una parte a una decisione repentina di Gesù e dall’altra all’imbarazzo degli ospiti. Nei primi due versetti ricorre infatti per due volte un ‘subito’. La prima volta è riferito all’azione di Gesù che, uscendo dalla sinagoga, subito entra nella casa di Simone e Andrea. Quel subito sembra legare fortemente il luogo dell’ascolto della preghiera, la sinagoga, e il luogo della vita ordinaria, la casa, come per dire che la parola ascoltata si deve poi incarnare nelle azioni quotidiane.

Imbarazzo

Cinque uomini (con Gesù ci sono anche Giacomo e Giovanni, oltre Simone e Andrea) piombano in una casa che sarà stata molto probabilmente in disordine. E nel racconto non appaiono altre figure femminili. Mi ricordo che da bambino avevo paura che mia mamma si ammalasse, perché quando accadeva, per brevi periodi, la casa si bloccava, tutto sembrava spento e triste. Chissà se Pietro avrà cercato di fermare Gesù per evitare di mettere in imbarazzo la suocera, prevedendo forse anche il successivo rimprovero per aver portato un personaggio così importante nella sua casa proprio nel momento meno opportuno.

Simone e Andrea si affrettano infatti a parlargli della suocera, come se volessero giustificarsi della condizione in cui avrà trovato la casa: «e subito gli parlarono di lei» (Mc 1,30). Gliene parlano dopo che Gesù ha deciso di entrare in quella casa, quindi non possiamo ipotizzare che Gesù vada lì perché chiamato per guarire la suocera malata. Quella casa bloccata e in disordine somiglia forse a quei momenti della nostra vita in cui ci sentiamo ammalati, quando facciamo fatica a reagire, quando tutto è sottosopra perché da tempo non siamo riusciti a prendercene cura.

Come con la suocera di Simone, anche nei nostri confronti, quando siamo malati e bloccati, Gesù si avvicina senza alcun imbarazzo, ci fa alzare dalle nostre situazioni di morte prendendoci per mano, un gesto che trasmette fiducia e che è l’immagine della vita che passa dall’uno all’altro.

Risorse

Chi sperimenta la guarigione nella propria vita, inevitabilmente sente il desiderio di servire. La suocera di Simone, la cui malattia aveva spento la vita dentro quella casa, appena guarita si mette a servire. Quasi come una necessità, come se mettersi a servizio rendesse ancora più vera l’esperienza della guarigione.

Ma quando viviamo l’esperienza della guarigione, la nostra vita si trasforma e diventa strumento di cura anche per altri.

Quella casa che sembrava bloccata e spenta diventa, nel testo del Vangelo di Marco, luogo in cui tanti altri trovano guarigione. Con un’immagine iperbolica, il testo dice infatti che «tutta la città era riunita davanti alla porta» (Mc 1,33). L’incontro con Gesù che ci guarisce diventa occasione per scoprire tutte quelle risorse sepolte o ignorate. Ci rendiamo conto che noi stessi possiamo diventare spazio in cui Gesù può arrivare ad altri e guarirli.

Fraintendimenti

Il testo di Marco ci dice però anche che l’esperienza della guarigione non è sufficiente per conoscere Gesù. Il discepolo deve ancora camminare dietro a lui fino a riconoscere il Messia sulla croce. L’esperienza della guarigione suscita infatti in noi prospettive di successo. Pensiamo che Gesù sia colui che ci assicura una vittoria umana. Gesù invece non permette ai demoni di parlare, perché non è ancora il momento per capire veramente chi è Gesù.

Lo stesso Simone ha frainteso (e continuerà a farlo) il messaggio di Gesù. Simone è impressionato da quel successo: tutti ti cercano! Siamo solo nel primo capitolo del Vangelo di Marco: l’atteggiamento di Simone è quello del neofita che si infiamma senza aver ben compreso il senso di quello che sta vivendo.

Simone è già stanco e vorrebbe fermarsi per godersi quel momento di gloria. Vorrebbe approfittare di Gesù, che invece si sottrae a quella popolarità. Gesù cerca luoghi deserti, spinge ad andare sempre oltre, la sua attenzione è rivolta a chi ancora non ha ascoltato una parola di speranza.

Leggersi dentro

  • Se Gesù entrasse oggi nella tua vita, come la troverebbe?
  • In che modo il Signore ti sta chiedendo di diventare spazio affinché anche altri possano essere guariti?

6 commenti

  1. Gesù entra nella casa di ciascuno…. si fema ma rimane itinerante.Vivere sempre oltre senza stanziamenti definitivi.Vivere facendosi toccare nella propria infermità……Davvero un un’indicazione destabilizzante e anche bella.

  2. Quando, qualche anno, fa il Signore è entrato nella mia vita ha trovato un marasma generale, ma non si è spaventato… mi ha aiutata a fare ordine, mi ha risollevata.
    Se arrivasse oggi? Beh, anche guardando dietro, oggi un po’ più di ordine c’è… si può intravedere qualche segno della sua presenza : cerco di vederlo negli altri, nelle piccole cose della vita di ogni giorno che mi accadono non per caso , ma perché lo vuole lui. Cerco di tradurre questo in azioni, anche minime, attraverso le quali chi mi è accanto possa anche egli intravvedere il Signore ed avvicinarsi a lui.

  3. A sproposito di: Parla pure che non ti sento. Schermi di autodifesa.
    Non avrei proferito parola se non mi fosse capitato tra le mani il libricino a vignette: ” Mi ami Tu ?” Editrce Rogate Roma ” della suora Maria Rosa Guerrini, monaca Agostiniana di clausura e tra le cui pagine ho ritrovato un messalino della vii domenica del tempo ordinario/c 24 febbraio 2019, ove nell’ultima pagina tratta dei cinque precetti della chiesa/3.
    “RICEVI IL SACRAMENTO DELL’EUCARISTIA ALMENO A PASQUA”.
    Un argomento che da giovane mi aveva lasciato perplesso.Tuttavia, almeno dalle mie parti è possibile partecipare alla Santa Messa domenicale e comunicarsi per ben tre volte, ovviamente non trascurando gli altri giorni della settimana.
    Purtroppo le mie condizioni fisiche e i problemi familiari limitano solo alle ore 10.30 della Domenica la mia partecipazione.
    Questa settimana, mi pare giovedì sera ci sarà una funzione religiosa per gli ammalati, ma non mi sembra moralmente giusto forzare la mia partecipazione.
    Ritengo profondamente ingiusto chi si sente puntare il dito e poi esce per andare al supermercato per acquistare gli alimenti !
    Credo che oltre al corpo si deve curare anche l’anima ! Chissà forse dovremo aspettare l’introduzione delle chiese anche nei supermercati.
    La vita è un rischio ! Anche il nascere lo è.

  4. Questa riflessione mi ha aiutata a visualizzare la mia malattia interiore, la mia stanza della febbre, dove friggo e sto male, a letto paralizzata e cieca e , lì, il Signore non lo lascio entrare perchè, sì, c’è un problema ma me la vedo io, prima lo risolvo, poi ne parliamo.
    È l’invidia, orrore!, il mio problema, lo considero vergognoso e cerco di nascondere, mascherare…è uno sguardo bieco, malato, c’è dietro l’orgoglio che si intreccia al desiderio.
    – …un fil di ferro i cigli fora e cusce sì…- , in posa di ciechi che chiedono l’elemosina, così descrive Dante gli invidiosi.
    Tante volte il Signore è entrato, senza preavviso, in questa stanza e immediatamente mi sono sentita guarita, capace di sperimentare la bontà delle relazioni, non so come posso essere tanto stupida poi da non conservare la memoria di quella visita, beneficio, benedizione, e mi ritrovo stritolata nel meccanismo della separazione e della visione distorta.
    Mi impegno a ricordare con occhi pieni di stupore le visite inaspettate del Signore in questa stanza dove tutto è in disordine

  5. Non riesco più a trovare la meditazione nella quale viene trattato la frase ” Mi ami Tu “.tra Gesù e Pietro.
    Qualcuno mi può aiutare ?
    Grazie

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