meditazioni

S’è fatto giorno! Il momento in cui capisci cosa devi fare

Quarta domenica di Avvento – anno A

18 dicembre 2022

Is 7,10-14   Sal 23   Rm 1,1-7   Mt 1,18-24

«Eri ancora portato nelle braccia materne
e già eri riconosciuto come Dio dell’universo.
Tu piccolo bambino della stirpe d’Israele
e insieme Dio con noi, l’Emmanuele»,
Sant’Agostino, Discorso 369, 1

Una realtà complessa

La realtà è complessa e a tratti persino incomprensibile. Ce ne accorgiamo soprattutto quando ci troviamo davanti alla necessità di prendere delle decisioni e ci rendiamo conto che ci mancano dei pezzi. Le cose spesso non sono del tutto chiare, vorremmo un po’ di luce per vedere meglio. A volte poi è difficile persino capire dove sia Dio, perché non sempre quello che appare buono lo è veramente.

Decisione e dubbio

Al cuore della storia della salvezza c’è proprio una decisione da prendere, in un contesto complicato, dove ci sono molti elementi da tener presenti: nell’icona della natività di Rublev, Giuseppe è rappresentato come un uomo seduto in una posa riflessiva; davanti a lui sta il Tentatore sotto le sembianze di un pastore che cerca di indurre il dubbio. È l’immagine di ognuno di noi davanti alle decisioni significative della vita. Giuseppe è un uomo giusto, ma basta questo per decidere? Basta la giustizia come unico criterio? Nella vicenda che Giuseppe ha davanti ci sono diversi elementi: ci sono dei fatti e ci sono delle norme sociali, ma ci sono anche delle persone, degli affetti e c’è una promessa che va al di là di lui.

Giustizia e misericordia

La legge di per sé parla chiaro: una donna non sposata trovata incinta prima del matrimonio deve essere ripudiata pubblicamente. Di conseguenza, la donna era esposta non solo a una grande umiliazione, ma si ritrovava in una situazione di emarginazione e di pericolo. Ci potevano essere delle attenuanti, in base alle quali la donna poteva essere licenziata in segreto davanti a due testimoni. Giuseppe, che è non solo giusto, ma anche misericordioso, sta pensando appunto di attenuare le conseguenze della sua scelta nei confronti di Maria.

Un cammino di discernimento

Ma il cammino della decisione è sempre un percorso che va dal buio alla luce. Giuseppe stava considerando tutte queste cose nel suo cuore: Giuseppe è anche un uomo di discernimento. Non si ferma a quello che dice la legge, ma prende in considerazione tutti gli altri elementi in gioco. Nel sogno avviene un dialogo con Dio, un dialogo che è un’immagine eloquente di quello che avviene in ogni autentico percorso di discernimento spirituale.

Il sonno è il momento in cui le nostre difese sono più abbassate, l’immagine di quei momenti in cui riusciamo a mettere da parte le nostre resistenze. E il sogno è da sempre anche l’immagine del profondo, là dove Dio ci raggiunge e ci parla. Quel percorso di discernimento è cominciato nel buio, ma pian piano quelle tenebre si diradano: nella preghiera, Giuseppe si sente rassicurato probabilmente circa la sua relazione con Maria (non temere di prendere con te Maria, tua sposa); si ricorda che c’è una promessa antica di otto secoli che è stata fatta al suo popolo, la sua vicenda si inserisce in una storia più grande; Giuseppe prende consapevolezza della sua responsabilità (lo chiamerai Gesù). La legge dunque da sola non basta. E solo interrogandosi onestamente su tutto quello che è implicato in quella decisione, si fa luce!

Passi concreti

Ma Giuseppe non è solo un uomo che sogna e riflette, è anche un uomo che decide e trasforma le sue considerazioni in passi concreti. A volte invece assistiamo a discernimenti senza fine, in cui si continua a riflettere, guardare, considerare, senza arrivare mai a prendere una decisione. La decisione infatti implica la volontà e il coraggio di compromettersi. Giuseppe agisce prendendo con sé Maria: collabora con le sue scelte concrete alla realizzazione del disegno di salvezza di Dio. Le nostre decisioni infatti non sono mai un affare soltanto nostro, ma coinvolgono sempre anche altri.

Nell’abbraccio di Dio

In questo cammino di discernimento, Giuseppe non si sente solo, perché Dio si è rivelato a lui come l’Emmanuele,  Dio che cammina con noi. Questa immagine di Dio accompagnerà tutto il Vangelo di Matteo fino alla fine. Salendo al cielo, Gesù ricorda ai discepoli quella promessa: sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (Mt 28,20) sono l’Emmanuele! Anche noi perciò nelle nostre decisioni non siamo mai soli: anche nel buio siamo comunque sempre dentro questo grande abbraccio di Dio, che non ci lascia mai.

Leggersi dentro

  • Riesci a riconoscere la presenza di Dio nella complessità della storia?
  • Nel tuo modo di prendere decisioni sei legalista, superficiale o sai tenere insieme i diversi elementi in gioco?

5 commenti

  1. Salve a tutti e un saluto particolare a lei Padre Gaetano, che continua a regalarci punti di riflessione in questo cammino verso il Natale.
    Oggi, in Giuseppe, possiamo riconoscerci più facilmente perché nella nostra vita è quel modello di uomo che all’inizio della sua presentazione nel Vangelo, vede una realtà diversa da quella che aveva sperato per la piena realizzazione di vita: è lo sposo di Maria, è l’ innamorato della vita, è il giusto, ma la sua vita ad un certo punto viene stravolta dalla novità di Dio che ha altri progetti più grandi.
    Credo che all’inizio, Giuseppe umanamente, si sia sentito un uomo fallito, un uomo “offeso da intervento che viene dall’esterno”, ma nel grande silenzio di Giuseppe, possiamo leggere la sua grandezza: è l’uomo che avrà il compito di essere padre terreno dell’Emmanuele. Il Dio con noi, ha bisogno di un padre che ami, che protegga, che aiuti Gesù a muovere i suoi passi nella vita quotidiana…
    Certo, Giuseppe con il suo discernimento viene “orientato da Dio” a trovare le risposte giuste, alle sue grandi domande. La grandezza di Giuseppe è anche la nostra, ogni volta che sappiamo “ascoltare la voce di Dio” nella notte più buia e angosciante della nostra vita. Anche noi, possiamo essere tentati di seguire le “strade di tutti”, quelle più legaliste, ma se riconosciamo il progetto di Dio, possiamo essere sicuri di scegliere strade di libertà, in cui la felicità sarà l’incontro tra Dio e noi stessi…
    Giuseppe dopo l’invito dell’angelo a non temere, sceglie con coraggio e cerca di essere un modello di uomo responsabile, capace di “vedere oltre la punta del proprio naso”; ha la capacità di andare oltre il proprio “io” perché si è sempre fidato di Dio, un Dio che libera soprattutto dallo stordimento della paura e la pesantezza dell’incertezza…
    Giuseppe, grazie al suo discernimento interiore, apre il cuore all’opera di redenzione che Dio ha per il Mondo intero. È bello pensare che Giuseppe è l’uomo che si è lasciato trasformare da Dio, a volte stravolgendo le strade umane per dare spazio a cose più grandi: il Suo Amore. Ecco, perché Giuseppe è stato capace di trasformare la propria vita in una preghiera gradita a Dio.
    Dio ha scelto bene pure questa volta, mettendo accanto a Maria un uomo coraggioso e pieno di Dio…
    Anche in questo Natale, Dio ce lo propone come modello di vita,…dovremmo pure noi, somigliargli un po’ di più!

  2. Sono certa che il Disegno Buono di Dio si realizza nella storia, nonostante tutti i nostri limiti e i nostri errori. Questo è vero non solo nel grande quadro della storia dell’umanità, ma anche nelle nostre storie personali. Avere questa certezza, significa stare con fiducia, in un disegno che ci sovrasta.

  3. Giuseppe, uomo di grande fede, si è lasciato plasmare da Dio come argilla fra le sue mani, i suoi sentimenti umani non hanno prevalso sulla Volontà di Dio, che lo ha scelto come sposo di Maria e papà terreno di Gesù. Il suo sì a Dio sì accompagna al sì di Maria, in perfetta armonia sponsale, con il vigore di uomo che fa del silenzio la forma più eloquente nel l’ agire. Un marito attento riflessivo, prudente, coraggioso e immediato nelle decisioni. Un papà presente nella vita di Gesù, che tiene amorevolmente x mano in un cammino a due, verso la realizzazione del progetto che Dio aveva su di lui.

    1. Giuseppe è il più grande Santo, dopo Maria. Si è fidato totalmente di un disegno che avrebbe messo in crisi chiunque. In lui vedo la vera libertà di chi appartiene a Dio e si lascia fare da Lui. Per questo ha potuto dire il suo “si” totale e ha potuto introdurre Gesù, Figlio di Dio, nella vita terrena, conducendolo dentro la storia del popolo di Israele, scelto da Dio stesso nel suo progetto di salvezza. Mi piace anche pensarlo come “babbo” che insegna al figlio la Torah e lo conduce nella sinagoga al compimento dei dodici anni.
      Per il compito che Dio gli ha dato, non poteva che essere un grande uomo; è per questo che dobbiamo avere molta devozione verso di lui, chiedendogli di proteggere i nostri bambini e i nostri giovani. Chi meglio di lui, può farlo?

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