meditazioni

Amante o seduttore? Chi ti vuole bene non ti usa

Meditazione sul Vangelo

della XXXII settimana del T.O. anno B

11 novembre 2018

Mc 12,38-44

 

 

E così non si conclude niente
ed è solo un altro giorno sprecato,
preso a calci,
mutilato
mentre il Buddha siede nell’angolo
e sorride.

Ch. Bukowski

 

Quand’ero bambino, ogni volta che uscivo di casa mia mamma mi gridava (in napoletano): “statt accort!”, cioè “fai attenzione”, “guardati intorno”, “sii vigilante”. Mi ha sempre commosso il coinvolgimento con cui mia mamma si premurava di avvertirmi, come se in qualche modo volesse consegnarmi un messaggio sul mondo che stavo per incontrare. Da grande ho cominciato a ironizzare su questo suo rituale, ma oggi sono convinto che era ed è un modo in cui ogni mamma, in qualunque dialetto o lingua esprima quel monito, cerca di accompagnare il proprio figlio nel suo viaggio quotidiano.

mamma-e-figlio

Pian piano impariamo da chi guardarci, e forse le nostre categorie cominciano ad un certo punto a superare quelle che nostra mamma aveva in mente. Fidarsi non ci esime dalla possibilità della delusione e del tradimento, ma l’avvertimento di mia mamma, come quello di Gesù nel Vangelo di oggi, è un invito a non trascurare la prudenza: “guardatevi dagli scribi!”.

madre

Tra le categorie più pericolose, ci sono infatti i seduttori: quelli che vogliono essere amati senza coinvolgersi mai fino in fondo nelle relazioni. Quelli che vogliono mettere bandierine per tornare a loro piacimento nelle gabbie in cui hanno rinchiuso le loro vittime: gli scribi del Vangelo sono gli esperti che pretendono di avere le chiavi interpretative delle Scritture, coloro che legano fardelli sulle spalle degli altri o che rinchiudono i più deboli nelle gabbie della legge.

Jean-Antoine-Watteau-The-Seducer

Il seduttore, come lo scriba, usa lo sguardo dell’altro come cibo per nutrire la sua immagine. Lo scriba, come il seduttore, vuole essere visto. Il seduttore, come lo scriba che prega a lungo, cerca nell’altro un’occasione di conferma delle sue prestazioni, non cerca la relazione.

Il seduttore, come lo scriba, cerca nella relazione il posto migliore, cerca di garantirsi sempre un vantaggio sull’altro. Non è mai disposto a perdere.

fuga-amante

Di fonte allo scriba seduttore, l’uomo che non si gioca mai fino in fondo nella relazione, Gesù presenta una donna (forse non a caso) che si spende fino in fondo nella relazione più importante della sua vita: è vedova, e Dio è il suo unico sostegno. È lì che è pronta a giocarsi.

Lo scriba è colui che nella relazione ci mette solo il superfluo, quello che gli avanza, non ci mette il cuore, la vedova mette nella relazione tutto quello che ha per vivere: chi ti ama veramente non ti chiede se vuoi la fattura!

vedova

Nel Vangelo di Marco questa è l’ultima volta che Gesù mette piede nel Tempio: nel gesto di questa vedova, Gesù vede il suo gesto, colui che per amore è disposto a dare tutto quello che ha. Questa donna anticipa e imita il gesto di Gesù sulla croce, così come più tardi, sempre nel Vangelo di Marco, sarà una donna che, spaccando un vasetto di alabastro, spreca una quantità enorme di nardo, profumo irrecuperabile, sprecato, come sprecata, donata, sarà la vita di Gesù sulla croce.

Non possiamo fare a meno di notare che è sempre il femminile a rappresentare e descrivere il modo di amare di Gesù.

maddalena 2ok

La comunità che racconta il Vangelo di Marco ha probabilmente visto in questa vedova anche Gerusalemme, la città che è rimasta senza il suo sposo (il racconto viene scritto dopo la morte di Gesù) ed è rimasta anche senza il suo Tempio. Ma per questa donna la debolezza non diventa un pretesto: molto probabilmente le offerte gettate nel tesoro del Tempio venivano annunciate a voce alta. Questo contributo era perciò considerato come un’occasione di orgoglio, una sorta di sfilata di alta società, per coloro che volevano ostentare la loro ricchezza. Eppure questa vedova non teme il giudizio, non si vergogna, non teme il confronto. Chi ama non ha paura. Chi ama veramente sa stare in una relazione anche con il poco che ha. Chi si vergogna della propria povertà, sta nella relazione da seduttore, non da amante.

Questa vedova è la donna che sa amare, perché come un’altra vedova (1 Re 17,10ss) che l’ha preceduta nella storia, accetta anche di restare senza niente perché l’altro possa vivere.

due spiccioli

Non sappiamo se questa vedova avrà avuto la possibilità di continuare a vivere una volta tornata a casa, ma di certo sappiamo che ha amato fino in fondo, così come ha potuto.

 

Leggersi dentro

–          Ci sono dei tratti seduttivi nel tuo modo di amare?

–          Prima di spenderti per gli altri, ti fai i conti o non badi a spese?

4 commenti

  1. Dopo aver pesato l’altro, posso anche decidere che ne valga la pena. E’ chiaro che con l’eta’, certi trasporti scemano perche’ l’esperienza ti ha portato a frenare ma, nonostante cio’, non riesco a non essere me stessa e ci metto il cuore. Non amo manipolare il prossimo. Qualche volta, rarissima, mi e’ capitato e, comunque, non mi appartiene.

  2. È da diversi anni che ho intrapreso un lungo cammino cambiare da seduttore, attento a tutti i messaggi che la vita ti offre per essere ambizioso, pieno di te stesso, fariseo dentro e fuori le Parrocchie ad amante . Punto di arrivo essere realmente povero in Spirito e totalmente dipendente dall’Amore di Dio. Un cambiamento lungo l’intera vita

  3. È anche una questione di fiducia, di fidarsi dell’ospite inatteso, dell’altro: ma se poi l’ospite non è Elia?
    Sinceramente faccio fatica, nelle mie relazioni concrete con i famigliari e gli amici a raggiungere quel punto di massimo abbandono e di rinuncia ad ogni possesso di me.
    Il mio piccolo ego non spegne mai la calcolatrice, sempre lì a far quadrare i conti per mantenere in vita il mio fantasma accecante, il delirio di onnipotenza infantile.
    Sono consapevole della tensione fra i miei automatismi e il dinamismo pasquale di perdita/accoglimento della grazia, che sperimento nelle piccole morti quotidiane.
    È un cammino lungo una vita colmare la distanza tra mente e cuore.

  4. Mi fermo periodicamente a dialogare con una signora e amici seduti su una panchina nel viale vicino casa. La signora è accompagnata da una cagnolina di nome Cuki, dato dopo averla trovata avvolta in un foglio di alluminio abbandonata nell’immondizia. Guardo Cuki e mentre scodinzola la coda gli chiedo: “Come ti guadagni il contenuto della ciotola, partecipi a qualche film, pubblicità?”. La signora abbraccia la cagnolina se la stringe guancia a guancia mi guarda e con occhi teneri: “Mi dona tanto affetto”.
    Immagini che rischiano diventare di fatto permanenti di astrazione verso alcune difficoltà esistenziali mi inducono a duplicare e diversificare l’azione del donare.
    Una è l’azione per la necessità del momento, offerta economica, raccolta di alimenti e vestiario, come avviene nelle parrocchie; altra è dove l’assistenza che dovrebbe essere di prassi è coperta da volontari; se manca il volontario alla persona viene a mancare l’assistenza, esempio nella cura medica. Esistono situazioni non copribili con il volontariato, come l’assenza dell’insegnante di sostegno per i disabili nella scuola.
    Ricordo di un enorme cartellone che pubblicizzava il numero dei pasti distribuiti gratuitamente; ho pensato: “I soldi spesi per i cartelloni avrebbero aiutato più persone; avrei aggiunto una frase di denuncia ‘Aiutateci a distribuirne sempre meno'”.
    In parallelo al gesto del momento, dono nel chiedere insistentemente a chi dovrebbe, per farlo uscire dall’oblio, la persistenza di servizi necessari alla dignità umana.

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