meditazioni

Prestami una stella! Ho perso i miei punti di riferimento

Meditazione sul Vangelo

della XIII domenica del T.O. anno B

18 novembre 2018

Mc 13,24-32

 

«Su di un cerchio ogni punto d’inizio può anche essere un punto di fine»

Eraclito

 

Quando qualcosa finisce, inizia spesso l’angoscia, come quando a scuola consegnavi il compito in classe e ti chiedevi: avrò sbagliato? È proprio così che bisognava fare? C’è anche chi è semplicemente contento che la campanella sia suonata e non si fa troppi problemi. Sono modi di vivere la vita: c’è chi si lascia assalire dagli scrupoli e chi si mostra indifferente. Alla fine…è proprio lì che viene fuori il nostro atteggiamento davanti alla vita.

compito

La fine di cui parla il Vangelo è quella in cui vengono meno i punti di riferimento: il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo… per orientarsi serve il sole, per capire in quale momento della stagione dell’anno ci troviamo guardiamo le fasi della luna, per trovare la direzione seguiamo le stelle. Inevitabilmente, nella vita cerchiamo un punto di riferimento. I momenti di crisi sono quelli in cui non sappiamo più dove andare, non c’è nessuno che ci indichi la via. La vita perde senso perché ci sentiamo fermi, bloccati o smarriti.

uomo stelle

La fine di cui Gesù sta parlando è innanzitutto la sua: Gesù sta per entrare nella passione che lo porterà a lasciare questo mondo. Finisce un certo modo di vivere la relazione con lui e sarà necessario entrare in un nuovo mattino che inizia solo dopo il silenzio della notte. L’umanità sta per perdere il suo sposo. È la fine che nasce dal tradimento, dalla paura, dall’incomprensione. La vita piomba nel caos, proprio come quel cielo in cui le potenze saranno sconvolte, quel cielo che doveva insegnare l’ordine si trasforma in angoscia.

Per Israele è la fine di un tempo e la fine del Tempio. La comunità rivede in quelle parole di Gesù un riferimento alla distruzione di quel grande punto di riferimento, il Tempio, luogo della preghiera e dell’incontro con Dio, distrutto dai Romani nel 70 d.C.

tempio distrutto

Non possiamo fare altro dunque che rimanere schiacciati sotto il peso della disperazione?

Quando tutto sembra sconvolto, disordinato, oscuro, guarda bene perché allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi. Proprio quel cielo che era diventato vuoto, senza più segni di speranza, proprio da lì viene colui che ti salva. Il nostro dramma si trasforma in luogo di risurrezione. Si tratta di guardare bene dentro le nostre situazioni di dolore e di angoscia, come quando guardando l’orizzonte ti accorgi che il fico sta mettendo i primi fiori. Lo spuntare del germoglio è qualcosa di impercettibile, ti chiede pazienza, succede senza rumore, delicatamente, con tanta discrezione da non richiamare l’attenzione. Così accade la presenza di Dio nella nostra vita sconvolta dal caos.

Se ogni tempo è quello della fine, ogni tempo è anche quello in cui il ramo del fico diventa tenero e spuntano le foglie.

fico

È la scoperta che ogni uomo può vivere, perché la buona notizia è per tutti: non passerà questa generazione, perché in ogni tempo la Parola di Dio si fa portatrice di speranza per l’uomo. Nessuna vita è senza senso, nessuna vita può essere consegnata alla disperazione. Il fico germoglia per ogni uomo. Ma non sempre ci fermiamo a guardare e non sempre abbiamo la pazienza di aspettare. La Parola di Dio non passa, rimane fedele alla promessa. I cieli passeranno, la vita sarà sconvolta, i punti di riferimento crolleranno, ma Dio rimane fedele: la sua Parola non passerà!

passeranno

Quando ci sarà la crisi? Quando tutto finirà? Quando perderemo i nostri punti di riferimento? Non lo sappiamo, non conosciamo né il giorno né l’ora, perché può accadere sempre: la fine è già dentro l’inizio di ogni storia. Angoscia e speranza segnano inevitabilmente l’esistenza umana. È dentro questa storia di contraddizione che Dio ha posto la sua Parola. Ogni tanto la vita diventa un caos, ma Dio è sempre pronto a rimettere in ordine: l’estate torna e il fico germoglia ancora!

 

Leggersi dentro

–          Quali sono i tuoi punti di riferimento?

–          Se guardi bene, intravvedi un germoglio che sta spuntando?

3 commenti

  1. Grazie Gaetano, per le tue riflessioni e ai blogger che condividono questo spazio.
    Negli ultimi due anni sto vivendo con la mia famiglia una vicenda apocalittica di graduale scardinamento e frantumazione dei nostri punti di riferimento: il lavoro, l’affetto, l’amicizia, l’onestà e la giustizia, il rispetto e la sincerità e anche i punti di riferimento spirituali cosicchè prorio “quel cielo che doveva insegnare l’ordine si trasforma in angoscia”.
    Di questi tempi mi sembra di abitare nel racconto del naufragio della nave di Paolo a Malta, Atti 27, e mi aggrappo al suo mesaggio di speranza “nessuno di voi lascerà la vita solo la nave sarà persa” – la nostra avventura umana finirà comunque bene-.
    Siamo in un frullatore, il trucco sta nel non identificarsi nel pezzetto di mela, ma lasciarsi trasformare e dilatare dal vortice di amore pasquale?
    Nella preghiera, nella consegna e nell’abbandono a Dio così come sono, letteralmente fatta a pezzi, sto sperimentando che l’amore di Gesù é come un albero e mi stupisco che, dopo ogni piccola morte quotidiana, lui in silenzio ricominci a crescere nelle profondità oscure e abissali della mia interiorità.
    Buona domenica di pace

  2. Leggo che viviamo in una società liquida e come il liquido si adatta ai diversi contenitori dove viene versato così questa società perde di continuo la consistenza e i riferimenti, quelli da seguire sono di volta in volta indicati dal regista della nuova forma.
    Non c’è tempo di crescere insieme, si è gettati nella solitudine, solo quello che ti viene offerto ti è indispensabile.
    Penso, è il tempo di sfoltire dal catalogo i riferimenti offerti che non sono soggettivi universali per la dignità umna.
    Questi riferimenti liquidi hanno la sbocciatura istantanea attraente e chiamante, non accompagnata nella fioritura e il seguage rischia di diventare un frutto acerbo con la conseguenza di essere escluso dai servigi da quella parte della società utile e produttiva.
    Adesso mi trovo in difficoltà; se non sono parte della società non ho riferimenti, se ne faccio parte devo assimilare solo quelli imposti per interesse, come ne esco?
    Adesso m’incasino; quelli imposti sono segni? se li segui sei acerbo, il che vuol dire che non sei maturato cioè il tempo non è trascorso, come se non fossi vissuto, quindi è il nulla, il nulla non nato.
    Esiste una parte della società non liquida, altrimenti la terra ritornerebbe ai tempi dell’Eden prima dell’avvento della prima coppia.
    Forse è l’arguzia esaltata dalla lepidezza che ci permette di seguire quella parte di insegnamenti tramandati da un passato indelebile, che ci permette di resistere ai richiami liquidi, e di restare intorno a quel ramo vero, “quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie” e attendere insieme la maturazione.

  3. Quando torno a Lui che e’ il mio punto di riferimento, tutto si reincornicia. Ci sono dei germogli nuovi che, mi auguro, svilupperanno altrettanti frutti nuovi, piu’ adeguati all’eta’, mentale e fisiologica. Si attraversa il mare della vita con le diverse stagioni.

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