15 dicembre 2020
Martedì della terza settimana di Avvento
UNA LUCE
Sof 3
2Non ha ascoltato la voce,
non ha accettato la correzione.
Non ha confidato nel Signore,
non si è rivolta al suo Dio.
Mt 21
28«Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: «Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna».
LA PAROLA PER DOMANI È: figlio
‘Grazie’ alla pandemia, ci siamo ricordati di essere figli. Ci siamo ricordati che avevamo collocato i nostri genitori nelle case di riposo (che non sono resort di lusso alle Canarie), ci siamo accorti che abitiamo a km di distanza e che da un momento all’altro potrebbero non esserci più, ci siamo resi conto di quanto vale la carezza di una madre e di quante volte abbiamo preferito invece pensare alla nostra vita.
Diventare figlio vuol di accorgersi di avere una storia: non sono il primo, qualcuno mi ha preceduto e io sono inevitabilmente parte di quella storia. Capire di essere figlio vuol dire rendersi conto che bene o male qualcuno, cercando di fare il meglio che poteva, mi ha permesso di crescere. Essere figlio vuol dire anche avere la responsabilità, nella misura del possibile, di restituire, non per dovere, ma per stare dentro la legge della vita.
Dio non si lamenta di avere figli disobbedienti, non ama solo quelli che fanno sempre i bravi. Dio è quel padre che aspetta sempre che il ‘no’ del figlio si trasformi in un ‘sì’. Dio è quel padre che non chiude mai la porta. E’ il padre che esce incontro al figlio perché non ha mai smesso di desiderare quell’abbraccio.
UN IMPEGNO
Oggi ringrazio per mia mamma e per mio padre, non necessariamente perché sono stati dei genitori esemplari, ma perché sono la mia vita.
Ho perduto troppo presto i genitori per potere essere una buona figlia, ho avuto troppo presto il figlio per potere essere una buona madre. Ma c’è un Dio nascosto e abbastanza insistente che cerca di convincermi a diventare sua figlia. E lo ringrazio perché mai come oggi ho bisogno di un Padre.
Grazie Gesù di averci liberati da un dio capriccioso e vendicativo, giudice spietato, magico ed evanescente ma di averci parlato di un Padre. Ci riveli il nostro essere “trinità “. In ugnuno di noi c’è un Padre, c’è un essere figlio, un esser fratello … e Dio è lì a porgerci la Misericordia.
Avere i genitori che ho avuto è stata davvero una grazia, mi hanno fatto sempre sentire amata . Vorrei essere capace, almeno in parte, di fare come loro… ma è così difficile.